AMBIENTI

Blog di Resistenza Ambientale

Archive for 24 agosto 2007

LA PUZZA IMPAZZA

Posted by ambienti su agosto 24, 2007

OGGI SIAMO ANDATI A CONTROLLARE:
A FAR CRESCERE IL TREMENDO FETORE
NON SONO LE PROMESSE BONIFICHE,
MA I RIFIUTI IN ARRIVO DA OGNI DOVE
E LA QUALITÀ DEI NOSTRI AMMINISTRATORI.

dal Comitato Emergenza Rifiuti

logogp2.jpgLa città è avvolta ormai da settimane da un puzzo nauseabondo. La causa di questo tanfo che si estende per un raggio di diversi chilometri è, senza ombra di dubbio, la discarica a Lo Uttaro. In vista di un’agognata e tanto pubblicizzata bonifica dei siti di stoccaggio e trasferenza, preesistenti alla discarica, qualcuno potrebbe pensare che l’accentuazione del persistente puzzo sia dovuto alle operazioni di rimozione di questi due siti. Purtroppo abbiamo avuto conferma, da una verifica presso il comune e da un sopralluogo di stamattina, che nell’area Lo Uttaro non è stato rimosso alcunché. Nessuna bonifica finora.
A Lo Uttaro, allo stato attuale, l’immondizia è solo in arrivo, in grandi quantità. La puzza dilagante viene semplicemente dalla discarica illegale e pericolosa del Commissario di governo, di De Franciscis e Petteruti. Una discarica sorta – come più volte abbiamo evidenziato, anche dinanzi ai giudici – su rifiuti già sversati abusivamente e poi mal gestita dal consorzio Acsa CE3. Il consorzio che per inefficienza e indebitamento non rientrerà neanche nella gestione della differenziata. Si può dire che la città sta raccogliendo quello che i decisori politici hanno seminato: monnezza e puzza. Per non parlare degli scheletri che aleggiano dietro la gestione dei rifiuti. E questo stato di cose durerà per anni. Altro che policlinico! Neanche il senato accademico della Seconda Università di Napoli pare che abbia nulla da dire a riguardo.
Ma c’è di più. Secondo quanto sancito solennemente nel protocollo d’intesa e garantito dal commissario di governo, a Lo Uttaro avrebbero dovuto arrivare i rifiuti della provincia di Caserta provenienti dall’ex Cdr di Santa Maria Capua Vetere. Non è stato così. Ad esempio: il comune di Grazzanise e altre comunità locali facenti capo al Consorzio CE4 hanno potuto sversare nella discarica illegale e pericolosa di Lo Uttaro solo grazie ad una specifica ordinanza prefettizia. In precedenza ne erano stati impediti perché l’impianto ex CDR per il “pre-trattamento” è ingorgato dall’enorme massa di rifiuti provenienti dalla provincia di Napoli. Altro che protocollo d’intesa! Cos’hanno da dire al riguardo Petteruti e De Franciscis?
Al di là delle sentenze dei giudici prossime ad essere pronunciate, i cittadini di Caserta e del suo hinterland la risposta sul perché di tutto questo se la sono già data da tempo. In un paese normale, retto da amministratori normalmente capaci, questo disastro non sarebbe mai accaduto. Noi invece abbiamo amministratori che sono indifferenti al trasformarsi della città nella terra dei liquami, che hanno l’assurda pretesa di far convivere alberghi a quattro stelle, uffici pubblici, ospedali e residenze private, in mezzo a discariche, cave, cementifici e quant’altro. Una grande abbuffata di interessi e di affari di ogni tipo.
Le alternative esistono. Il Comitato le ha indicate sin dall’inizio di questa vicenda. Come esiste il potere per risolvere i grandi problemi che ci attanagliano. Alcune domande sorgono spontanee. Perché dopo circa 10 mesi la Provincia non ha fatto il piano rifiuti? Perché non sono iniziati i lavori della nuova discarica? Perché non si fa la raccolta differenziata? Perché non si fa il nuovo appalto per il servizio di igiene urbana?

Caserta, 24 agosto 2007  –  Giuseppe Messina – Giovanna Maietta – Antonio Roano

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DOVE VA LA CAVA?

Posted by ambienti su agosto 24, 2007

A DEVASTARE L’AMBIENTE NEL TERRITORIO DI CASERTA
NON CONTRIBUISCE SOLO UNA FOLLE GESTIONE DEI RIFIUTI.
CI SONO ANCHE CAVE E CEMENTIFICI, ORA DA DELOCALIZZARE.
PROSSIMO SCEMPIO PER PIETRAVAIRANO E IL MONTE MONACO?
I CITTADINI NON CI STANNO E HANNO DETTO UN CHIARO NO.
LE ALTERNATIVE RAGIONEVOLI SI POTREBBERO TROVARE.
L’IMPRENDITORE INGEGNER MOCCIA NON FORZI LA MANO
E I RESPONSABILI POLITICI FACCIANO PRESTO IL LORO DOVERE.

di Giuseppe Messina – Comitato Scientifico di Legambiente

La notizia. L’ingegner Gennaro Moccia sarebbe pronto ad acquistare la terra nel comune di Pietravairano per allocare il cementificio di Caserta e aprire una cava al servizio dell’impianto. I fatti. All’indomani dell’Operazione Olimpo (anno 2004), eseguita dalla magistratura sammaritana, dopo decine di anni venne smantellato un sistema malavitoso che ha interessato il settore estrattivo casertano che, con la complicità di colletti bianchi e la quasi assenza della politica, ha consentito la realizzazione di un disastro ambientale valutato in milioni di euro e che ha cambiato il paesaggio dei colli tifatini e inciso profondamente sul microclima del territorio. Il Piano Regionale delle Attività Estrattive ha dichiarato l’area casertana Zona ad alta Crisi Ambientale per cui ogni attività estrattiva deve dismettere e il costruendo policlinico universitario hanno generato un processo irreversibile: Moccia e Cementir devono delocalizzarsi o il policlinico non si farà.
Da diversi anni il gruppo Moccia (a differenza del Gruppo Caltagirone) si è posto il problema sul dove andare, ma non si è posto quello su come fare. Così, dopo molteplici incontri, assicurazioni varie e a vario livello istituzionale e politico, Moccia avrebbe optato, in virtù delle norme contenute nel PRAE, per Pietravairano ed esattamente il monte Monaco, una gemma dell’esaurendo patrimonio ambientale e paesaggistico di Terra di Lavoro, massacrato dalla camorra e da una classe politica incapace, quando non corrotta, che con i rifiuti, la diossina, le cave, la speculazione edilizia sta riducendo l’intero territorio ad un deserto popolato da decine di ipermercati. Ma a seguito dell’insorgere della società civile di quelle zone e della netta presa di posizione delle associazioni ambientaliste, gli amministratori locali sono stati costretti, in qualche modo, ad uscire da una sorta di ambiguità e i decisori politici, a partire da quelli provinciali, ad assumersi le loro responsabilità in ordine al governo del territorio e al suo uso.
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