UN MALEDETTO IMBROGLIO
Posted by ambienti su ottobre 16, 2007
Relazione CTU per Lo Uttaro, testo completo scaricabile in formato PDF immagine 652 kb
È fredda nello stile ma lancia un forte allarme per un disastro ambientale e sanitario in atto, e ricostruisce una nerissima e scottante trama dei rifiuti a Caserta, la relazione presentata al tribunale di Napoli dal consulente tecnico d’ufficio professor Salvatore De Rosa per il procedimento in corso contro l’apertura della discarica a Lo Uttaro. Procedimento avviato ex art 700 c.p.c. dall’avvocato Luigi Adinolfi per conto di un gruppo di cittadini del villaggio Saint Gobain, rappresentativi del Comitato Emergenza Rifiuti. Già il 3 agosto scorso la discarica era stata chiusa per effetto di una prima sentenza del Tribunale di Napoli che la riconosceva illegale e pericolosa. Ma il prefetto-commissario Alessandro Pansa contro la salute dei cittadini aveva presentato ricorso e aveva ottenuto la riapertura, dopo poco più di 24 ore ^. Ora la perizia richiesta dal Tribunale non solo conferma tutti gli elementi del misfatto ambientale segnalati nella prima sentenza, ma indica sviluppi e retroscena inquietanti di una vicenda dalla quale potrebbero emergere gravi responsabilità penali.
Si resta in attesa dell’udienza in cui si dovrà decidere, rinviata dal 17 ottobre al 7 novembre. Ma di fronte alla relazione indipendente di De Rosa qualunque autorità competente e minimamente rispettosa dellla salute dei cittadini dovrebbe disporre, a titolo precauzionale, l’immediata interruzione degli sversamenti in discarica. Questa discarica ci sta avvelenando. De Rosa scrive nelle considerazioni conclusive: “l’abbanco di ulteriori quantità di rifiuto nell’invaso, risulta aggravare il già elevato grado di rischio di impatto cui sono soggette tutte le componenti ambientali, compresa la salute pubblica, dell’ambito territoriale limitrofo”.
Di questo thriling sulla nostra pelle che il prefetto-commissario Pansa ha voluto trascinare troppo a lungo, ci interessa soprattutto la fine. Perciò riferiamo subito una lapidaria conclusione della perizia:
“Sulla base di quanto riportato si evince che la scelta del sito Lo Uttaro per la localizzazione della discarica per rifiuti solidi, oltre a contravvenire ad indicazioni normative e di merito espresse in più parti, non risulta rispondere ai criteri in base ai quali tale scelta è stata giustificata”.
Il professor De Rosa, ordinario di ingegneria sanitaria ambientale all’Università di Calabria, ha rilevato errori e gravi irregolarità nell’allocazione, nella progettazione e nella gestione dell’impianto. Il suo distaccato tono tecnico nel rispondere con esattezza ai quesiti postigli dai giudici individua tuttavia situazioni e circostanze da sussulto. A cominciare dalle resistenze opposte, anche a lui, dal’ente gestore della discarica, il cosorzio ACSA CE3, per la consegna di documenti necessari per gli accertamenti.
La scoperta forse più sconcertante, finora, sta nel fatto che i rilievi effettuati per poter riaprire la discarica – che già per legge era stata dichiarata da bonificare – furono effettuati, circa un anno fa, non nell’area dell’impianto da utilizzare ma in un’area adiacente e libera, anch’essa comunque non idonea, vista la situazione di contesto. Ciò forse per aggirare il divieto di scaricare nuovi rifiuti su rifiuti già esistenti, ma certo con altri effetti distorsivi, anche in termini economici, sull’affare smaltimento.
Secondo la perizia di De Rosa è estremamente carente il controllo-drenaggio del percolato in discarica e i lavori di realizzazione, con le membrane impermeabilizzanti poste su precedenti masse di rifiuti, configurano rischi per l’ambiente particolarmente rilevanti.
Significative le risposte dell’ingegner De Rosa ai quesiti del tribunale sui potenziali pericoli per la salute dei cittadini e sugli effetti della mancata separazione delle discariche (la vecchia e la nuova sovrapposta) in riferimento all’inquinamento della falda acquifera. Ne trascriviamo qualche passo:
“Uno studio ambientale compare tra gli allegati del progetto definitivo di adeguamento del sito Lo Uttaro, ma in premessa si precisa che ‘ … si rinvia lo sviluppo di tali studi ed analisi alla fase del progetto esecutivo … quanto segue … mira unicamente a definire ed indicare le variabili che il suddetto studio dovrà prendere in esame’.
Tale studio (ora è De Rosa che precisa) non è presente nel progetto esecutivo ed i rappresentanti dell’Ufficio del Commissariato hanno dichiarato di essere andati in deroga, per motivi di urgenza, all’art 5 della legge n. 225 del 1992 (vedi verbale III accesso)”.
Per la falda acquifera De Rosa rileva dalla documentazione uno stato di inquinamento preesistente, a causa della discarica precedente, e osserva che esso “non può essere che aggravato dalla collocazione della nuova discarica” .
Appare confermato che il nuovo impianto, così gravemente fuori norma e in deroga, è andato a coprire illeciti precedenti, addirittura di una fase in cui il sito era stato utilizzato in modo del tutto privato e abusivo:
“Peraltro il conferimento dei rifiuti nell’invaso è espressamente dichiarato nella nota della Prefettura di Caserta del 16/2/2001, a firma dell’ing. Spasiano, ‘ … sono stati conferiti in esso rifiuti di cui non si conosce allo stato la natura’, nonché nella dichiarazione del prefetto Catalani del 28/7/1995 che precisa ‘ l’invaso … è risultato abusivamente attrezzato e altrettanto abusivamente parzialmente utilizzato’ “.
La perizia mostra come la scelta di riaprire la discarica sia stata non solo erronea ma del tutto inesplicabile da un punto di vista tecnico. De Rosa non lo dice, ma non ci vuole molta fantasia per pensare che da parte di qualcuno si sia voluta perseguire la sconsiderata scelta de Lo Uttaro anche per nascondere e rendere inaccertabili precedenti e inconfessabili malefatte contro l’ambiente e la nostra salute.
Gaetano said
Auguriamoci che nessun artefice di tale malefatta resti impunito a partire da chi ha acconsentito, ha falsificato, ha gestito, ha occultato, sino a chi ha perpetuato.