
Le foto ce le ha fornite un lettore che nella notte passata è stato svegliato da schiocchi ed esplosioni sotto casa sua. Petardi in anticipo? Sparatoria? No, erano i rumori dell’incendio di una delle discariche a cielo a aperto che si sono formate a Caserta nell’ultima settimana. Non restava che chiamare i vigili del fuoco, già avvisati anche da altri e per fortuna intervenuti presto e con efficienza.
Alle 19 di oggi i residui bruciati e ora fortemente tossici non sono stati ancora rimossi. Dall’Ufficio Ecologia del Comune hanno detto che interverranno appena possibile, che il lavoro è molto perché in nottata sarebbero stati almeno 12 gli incendi simili.

A Caserta e dintorni la Grande Puzza e i veleni di una grande discarica molto “in deroga” ci opprimono, il percolato scorre nella falda d’acqua a Lo Uttaro e nei rivoletti delle improvvisate minidiscariche urbane. Quando qualche scellerato decide di accendere un falò c’è anche diossina per tutti a volontà. Non solo per chi rischia di intossicarsi subito, ma anche perché la diossina resta per anni dove c’è stato un incendio di materiale plastico ed è una molecola cancerogena che non viene metabolizzata dall’ambiente. Le aree degli incendi restano pericolose a tempo indeterminato, a meno di non effettuare bonifiche complicate e costose che qui non si fanno.
Il piano dell’avvelenamento per i casertani è molto più efficiente e inesorabile di quelli per lo smaltimento di cui si continua a vaneggiare nelle camere del potere. Lo ha voluto qualcuno questo piano assassino? A prima vista no. C’è chi ha interesse a farlo passare per un effetto di sciagurate circostanze, di una casualità non controllabile. In realtà è la conseguenza di 14 anni di gestione inetta e furfantesca – come ha segnalato spesso la magistratura – della cosiddetta “emergenza rifiuti” in Campania.
Questo piano della follia a Caserta è stato applicato in accelerazione nell’ultimo anno. Da quando l’allora commissario di Governo Guido Bertolaso decise, in pieno accordo con il presidente della Provincia Sandro De Franciscis e il sindaco Nicodemo Petteruti, di riattivare il fosso maledetto della discarica a Lo Uttaro, già scenario di un romanzo criminale di inquinamenti e – poco prima della firma del “Protocollo d’intesa” per la riapertura – persino di una sparatoria con omicidio.
Prima della riapertura, avvenuta ad aprile, il locale Comitato Emergenza Rifiuti, sostenuto dalle associazioni per l’ambiente, aveva più volte aveva avvisato dell’incongruità e della pericolosità della discarica. Ammministratori e governanti avevano insistito promettendo che attraverso Lo Uttaro avremmo risolto, almeno provvisoriamente, fino all’approntamento di altre soluzioni, il problema dei rifiuti nella provincia. Addirittura il pasticcio tossico de Lo Uttaro è stato propagandato come un “modello virtuoso”. Ora tutti sappiamo con certezza che erano solo chiacchiere dissennate. Abbiamo addosso la puzza intossicante della discarica, i rifiuti nelle strade, gli incendi con diossina. Perché dovremmo fidarci delle altre chiacchiere, nuovo piano Pansa compreso, diffuse tortuosamente in questi giorni dai responsabili del disastro? Perché non si apre un confronto pubblico che tenga realmente conto di problemi ed esigenze della popolazione, ascoltando comitati e associazioni, e permetta di arrivare a soluzioni razionali, condivise e trasparenti?
Lo smaltimento dei rifiuti è un servizio che altrove, in Italia e nel mondo, funziona. Se qui siamo a questo, dipende evidentemente da malefatte, incompetenze e omissioni degli amministratori e della classe politica e dirigente regionale e nazionale. Comportamenti illeciti che a volte – ed è stata sempre la magistratura a dirlo – vanno a congiungersi con gli interessi della criminalità organizzata che gestisce in proprio, ma spesso con la complicità di aziende in apparenza “pulite”, l’altro fronte dell’avvelenamento, quello dei rifiuti clandestini.
È certo che se la gestione dei rifiuti legali fosse più razionale e trasparente ci sarebbero meno occasioni per certe convergenze. E che una maggiore efficacia di veri controlli a tutela della salute dei cittadini potrebbe anche togliere un bel po’ di terreno sotto i piedi e sotto i camion della delinquenza dei rifiuti.