L’INCIVILTÀ DEI RIFIUTI
Posted by ambienti su novembre 10, 2007
Oltre 13 anni di cosiddetta emergenza, 6 milioni di ingestibili finte ecoballe, fetenzia dappertutto, dentro e fuori le discariche, sprechi mostruosi di denaro pubblico per non risolvere il problema, truffe e frodi ora svelate dalla magistratura, bollette TARSU le più alte d’Italia, ampia partecipazione della criminalità organizzata all’affare rifiuti, ricorso autoritario all’illegalità da parte degli apparati pubblici, continue vessazioni alla popolazione minacciata gravemente nella salute. È inutile farsi illusioni. Questa regione fa schifo perché rischia di non poter essere più altro che una pattumiera velenosa, la sua classe dirigente politica fa schifo, fanno anche abbastanza schifo i cittadini che si adattano a un simile andazzo senza informarsi e senza ribellarsi.
È questo che in pratica argomenta Alberto Corbino, geografo, esperto di politica dell’ambiente, consulente del Formez, nel suo report Tropppo lontani da Bruxelles, analisi dell’Europa che non c’è nella Campania dell’emergenza rifiuti, pubblicato in rete dall’Osservatorio campano sulle politiche pubbliche nel sito http://www.capitalesociale.org/present.htm .
Può valere la pena di riflettere su questo recente scritto ora che la situazione è di nuovo estremamente critica e che i nuovi piccoli e grandi piani dei rifiuti continuano a non prendere neanche lontanamente in considerazione esigenze che nell’attuale civiltà europea sono considerate essenziali: l’informazione ai cittadini, la partecipazione dei cittadini alle scelte sui servizi pubblici, il dialogo tra comunità amministrate e oligarchia amministrante.
Di seguito alcuni brevi estratti dal report, che si può scaricare in versione integrale formato PDF cliccando sull’icona qui a fianco >
Bombardati dalle notizie sull’emergenza rifiuti, si corre il rischio di sottovalutare la sua reale portata, abituandosi alla tragica dimensione che va assumendo. Per uscire dalla cronaca e per recuperare la memoria delle politiche pubbliche, il report ricostruisce la situazione campana, a partire dai primi anni Novanta fino agli argomenti più recenti. Emerge un sistema illogico di gestione del ciclo dei rifiuti, capace di auto-riprodursi con straordinaria efficacia ma allo stesso tempo in grado di creare inefficienze sistemiche e sistematiche che incidono inesorabilmente sulla qualità della vita dei cittadini campani.
Nessun dato vale a sintetizzare ciò che è accaduto in 13 anni, quanto la decisione del prefetto Pansa (che di lì a breve sarà nominato a capo della struttura commissariale) allorquando, il 23 giugno 2007, ordinò “che i rifiuti debbono essere conferiti direttamente in discarica”, per scongiurare la situazione di emergenza ambientale. Tredici anni, 780 milioni di euro all’anno negli ultimi dieci anni. Il costo totale ammonterebbe a 1,8 mld di euro, il 21% dei quali per stipendi, sedi, auto blu, elicotteri e bollette telefoniche; sei milioni di ecoballe (non idonee) accumulate per (7,2 milioni di tonnellate di peso); 1.600.000 tonnellate di rifiuti smaltite fuori regione tra il 2001 e il 2005, di cui 600.000 tonnellate in Germania, presso inceneritori (spesa: 80 milioni di euro) e il resto in varie regioni italiane. Per cosa? Per ritornare al sistema della discarica, che Bruxelles aveva “bandito” nel 1991.
Perché gli elettori non hanno percepito questo dato come un fallimento e di conseguenza non hanno richiesto le dimissioni della classe dirigente? Qual è il rapporto tra cittadini e classe politica in Campania e che percezione hanno i cittadini campani dell’Unione Europea, qualora ne abbiano una? Qual è la percezione della cosa pubblica nelle regioni periferiche? In Campania è la stessa che in un länd tedesco? Da che cosa è determinata questa eventuale differenza? Qual è il dato culturale che emerge da queste differenze, se differenze ci sono? In cosa consiste essere cittadini in regioni come la Campania? Come sono percepiti i diritti/doveri di ognuno di noi? E come questo senso di cittadinanza viene costruito dalle comunità locali? Perché, ancora oggi, è possibile che alcune comunità locali subiscano vessazioni come quella dell’emergenza rifiuti e ad essa adattino perfettamente la loro quotidianità, mentre altrove in Europa anche un solo giorno di questa vita risulterebbe assolutamente inconcepibile e inaccettabile?
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