Le bonifiche previste per i siti inquinati non sono un optional. Sono indispensabili per porre un limite ai danni all’ambiente e per provare a riportare le aree interessate in condizioni di vivibilità. Senza bonifiche i danni si estendono: aria, terra, acqua, persone continuano a riempirsi di veleni. Nonostante questo, nonostante i molteplici impegni assunti nel tempo da chi dovrebbe operare, nonostante le recenti e ripetute promesse, nei siti di trasferenza e di stoccaggio a Lo Uttaro – la cui bonifica era stata garantita in tempi brevi nel Protocollo con cui si è decisa la riapertura della discarica – i lavori vanno a rilento, se non sono del tutto fermi.
È una situazione che mette in questione la credibilità di ogni prossimo piano per i rifiuti. Se non si riesce a smuovere qualche collina, pur micidiale, di rifiuti, come si farà a smuovere chilometri e chilometri di ecoballe a Giugliano, o a Villa Literno, o in uno qualunque dei siti ora designati come depositi “provvisori”?
Che le bonifiche a Lo Uttaro procedano poco – nella migliore delle ipotesi – lo documentano le foto scattate stamattina intorno alle 8.35. Che le operazioni di rimozione si sono fermate è confermato dal verbale del sopralluogo compiuto il 9 novembre scorso dai dottori Giuseppe Lembo e Nicola Santagata del “Comitato dei garanti” per Lo Uttaro ^. Nel sito di trasferenza c’erano complessivamente, prima dell’avvio della bonifica, 40 mila tonnellate di rifiuti, ora ne appaiono tritovagliate 7 mila in attesa di essere portate, secondo l’ACSA, in Sicilia.
Sopralluogo e foto di The Boss
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