QUANTE BALLE SULLE ECOBALLE
Posted by ambienti su novembre 16, 2007
Certo non è facile il compito del commissario-prefetto Pansa, incaricato dallo scorso luglio di affrontare il disastro in cui culminano i quasi 14 anni della cosiddetta emergenza rifiuti in Campania. Però non lo aiuterà a risolvere il problema il metodo di proporre finte soluzioni magiche, prima con presuntuoso tono sorridente – durante una lunga estate che a Caserta e dintorni è stata un tormento di puzza da lui approvato e difeso – ora con toni stizziti e minacciosi contro questi incoscienti di cittadini campani che non vogliono essere avvelenati da finte ecoballe e da discariche sballate, in molti casi con la sola prospettiva di essere in futuro ulteriormente avvelenati dai fumi di un inceneritore. Ciò che Pansa ha proposto finora è in realtà uno slittamento di luoghi e di tempi del problema. Solo ipoteticamente poi risolto dalla scommessa sull’inceneritore di Acerra, che non si sa da chi, come e quando sarà completato, che è ferocemente avversato da molti, innanzitutto, e con buone ragioni, dai cittadini che dovrebbero vivere alla sua ombra.
È un ragionamento ben strano quello di Pansa secondo il quale gli abitanti di Carinola o di Morcone dovrebbero accettare di buon grado ciò che ha portato a una giustificata rivolta i cittadini intorno a Taverna del Re. Ma Pansa non sembra rendersene conto e in una serie di dichiarazioni rilasciate ieri ai TG e all’ANSA, oggi riprese un po’ da tutti i giornali, afferma: «io andrò avanti anche con la forza». Per quanto riguarda il suo proposito di accettare le proteste a condizione che siano fondate, sappiamo già cosa pensarne qui a Caserta dove fino allo stremo Pansa ha contestato – ricorrendo contro una sentenza di tribunale – una marea di documenti che segnalavano l’avvelenamento dell’ambiente e gli effetti immediati evidentissimi della puzza schifosa e pericolosa che proviene da Lo Uttaro e che per mesi ci ha torturati.
Cliccando qui si possono leggere due articoli: un resoconto delle dichiarazioni di Pansa subito messo in rete da La nuova ecologia (il quotidiano di Legambiente) e un’intervista in cui il professor Franco Ortolani, ordinario di Geologia e direttore del dipartimento Pianificazione e Scienze del territorio alla Federico II, dice quel che pensa dell’idea di cementificare le ecoballe e collocarle nelle cave ^ . L’intervista, firmata da Franco Mancusi, è apparsa sul Mattino di ieri, ma non nell’edizione casertana dove ce n’erano solo alcuni brani incorporati in un diverso articolo. A Pansa l’intervista non deve essere piaciuta per niente. Ora è costretto ad ammettere che sulla bizzarra idea della cementificazione, lasciata circolare per qualche giorno come brillante “soluzione”, gli esperti non gli hanno ancora dato una risposta. Strano, perché l’esperto Ortolani una risposta persuasiva è stato in grado di darla in fretta. Ma Pansa che esperti usa?
Pansa, nelle dichiarazioni di ieri, ha tenuto a distinguere tra valore tecnico e politico delle proteste. Anche qui dimostra di non essersi reso conto di aspetti essenziali della questione rifiuti in Campania. In realtà ci vorrebbe un grande coraggio politico a dire chiaro – come sarebbe necessario per passare ad altre possibili soluzioni – che 14 anni di emergenza rifiuti sono l’effetto di scelte tecnologiche interessate e sconsiderate avallate colpevolmente dalla politica. E che finora si è a lungo andato avanti alla cieca cercando solo le soluzioni “tecniche” che potessero in qualche modo confermare quanto era stato già deciso per motivi certamente non tecnici: dagli affari della FIBE per il termovalorizzatore agli affari spesso ancora più intricati e oscuri per l’uso delle cave dismesse. Quel che è successo con Lo Uttaro a Caserta ne è una prova.
Il coraggio politico necessario per una vera svolta Pansa può non averlo, il suo incarico di superfunzionario non lo prevede. Però se il suo compito è sostanzialmente quello di riempirci di altre ecoballe e di altri sversatoi a due passi da dove abita la gente, almeno non venga a raccontarci altre balle.
Rispondi