AMBIENTI

Blog di Resistenza Ambientale

E ORA SOLUZIONI, NON ALTRI VELENI

Posted by ambienti su novembre 20, 2007

È stata una duplice vittoria a favore dell’ambiente e della salute dei cittadini quella ottenuta oggi dal Comitato Emergenza Rifiuti, dopo un anno di impegno contro la discarica puzzolente e velenosa che si trova non vagamente “nel casertano” – come continua a ripetere qualche giornalista sconsiderato – ma a poche centinaia di metri da quartieri densamente abitati di quattro comuni: Caserta, San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista. Il sequestro della discarica per disposizione della magistratura, nell’ambito di un’inchiesta penale, e, contemporaneamente, la notizia del pieno accoglimento delle tesi sulla pericolosità della discarica da parte del tribunale civile di Napoli segnano una svolta. Gli eventi di oggi sono stati riepilogati e commentati in una conferenza stampa al Circolo Nazionale di Caserta a cui hanno partecipato l’avvocato Luigi Adinolfi, che ha condotto l’azione giudiziaria ex art. 700 c.p.c. presso il Tribunale di Napoli, e rappresentanti del Comitato. Nel corso della conferenza il dott. Giuseppe Messina – uno dei principali animatori del Comitato Emergenza Rifiuti e membro del Comitato Scientifico di Legambiente – ha proposto una  una bozza di “contropiano” per lo smaltimento dei rifiuti in tutta la Campania ^.
Nessuno si illuda che la persecuzione sia finita. Quando cominceranno a venire fuori le registrazioni effettuate dalla magistratura delle telefonate tra i responsabili del “fosso” casertano ne sentiremo delle belle su quello che è sepolto lì dentro. Finché la discarica non sarà bonificata non potremo considerarci liberati dalla puzza e dai veleni che di lì si spargono per aria, terra e acqua. I danni all’ambiente e alla popolazione potranno continuare a tempo indeterminato se non si rimedierà ai colpevoli errori, agli equivoci e all’inerzia che hanno caratterizzato l’apertura e il funzionamento dell’impianto. E resta da risolvere il problema dei nuovi rifiuti. Non certo ammucchiandoli in luoghi scelti a caso, accanto a popolazioni altrettanto a caso condannate a sopravvivere uno schifo e a cominciare a contare prossimamente i morti da inquinamento.
C’è il disastro ambientale tra i reati sui quali la Procura di Santa Maria Capua Vetere sta indagando per Lo Uttaro (con almeno 12 avvisi di garanzia). Disastro ambientale significa esattamente quello che intuitivamente si può capire: rischio concreto e serio per la salute.
Chi vuole approfondire quel che significa vivere accanto a una discarica fuori norma, nella quale si sono effettuati, per giunta, sversamenti di rifiuti pericolosi – come per Lo Uttaro sta accertando la magistratura – può andarsi a leggere il rapporto dedicato dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che parla di incrementi statisticamente significativi di malattie terribili ^.

La chiusura necessaria della discarica potrebbe modificare le prospettive per la soluzione della cosiddetta “emergenza rifiuti” in Campania. Gli eventi intorno a Lo Uttaro appaiono l’ennesima conferma del fatto che il commissariato non sta procedendo a risolvere davvero il problema dei rifiuti nella regione, ma solo a rattoppamenti illusori, privi di un’efficace strategia, incuranti degli effetti disastrosi a breve e a lungo termine per il territorio e la popolazione.
Da ricordare che nei giorni scorsi il commissario delegato Pansa – al quale era ben nota la documentazione tecnica sul disastro a Lo Uttaro – si era opposto all’ordinanza del sindaco di Caserta, Nicodemo Petteruti, il quale aveva finalmente disposto la chiusura dell’impianto dopo aver esaminato la relazione del CTU professor Salvatore De Rosa per il procedimento in corso a Napoli.
Oggi Pansa è stato a Bruxelles dove avrebbe dovuto rispondere davanti alla Commissione Europea, per una procedura d’infrazione in relazione all’emergenza rifiuti in Campania. Si è saputo che ha ottenuto una proroga fino al 24 dicembre per presentare le sue ragioni e dimostrare la validità e l’efficacia del suo piano. È difficile immaginare come potrà far fronte all’impegno se il piano resterà quello che è, quello che ne abbiamo visto finora. E c’è da dubitare che a Bruxelles Pansa si ricorderà di citare le sue imprese per Lo Uttaro: l’opposizione prima a una sentenza del Tribunale, poi a un’ordinanza comunale, che avevano già riconosciuto la pericolosità della discarica. Ma se lui ha troppo da fare per occuparsi di questi piccoli inconvenienti che sono le persone avvelenate, a informare la Commissione Europea della nostra discarica maledetta e di tutto il resto potranno provvedere i cittadini. Come hanno provveduto a rivolgersi a un tribunale civile e a informare la magistratura penale.

4 Risposte a “E ORA SOLUZIONI, NON ALTRI VELENI”

  1. Tasmanian Devil said

    Scusate è possibile che mentre ieri c’erano i sigilli alla discarica questa mattina sembrava tutto normale con operai al lavoro all’interno del sito LO UTTARO?
    A me sembra strano!!!

  2. Bitty said

    I sigilli non dovrebbero garantire il “vincolo di immodificabilità imposto sul bene per disposizione di legge o per ordine dell’autorità”?
    Io ho notato la stessa cosa. Ieri sera ho visto i sigilli del NOE sul cancello della discarica. Stamane, invece, c’erano degli operai in divisa a lavorare come se niente fosse accaduto. Il cancello della discarica era aperto.
    Io non sono un grande esperto di queste cose. Secondo voi è tutto normale?

  3. ambienti said

    Non possono fare sversamenti. La manutenzione controllata dovrebbe essere permessa, anzi è auspicabile che non venga interrotta. Se non altro per provare a togliere il tossico percolato che può continuare a fare danni enormi. Una discarica non è semplicemete un “deposito” ma è in qualche modo una cosa “viva”, possono esserci processi fisico-chimici continuamente in corso. Di qui la necessità di rispettare precise norme per l’allestimento, per il funzionamento, anche quando è chiusa, e per la bonifica. Comunque verificheremo.

  4. antonio54 said

    Ora noi cittadini dobbiamo rivolgere a gran voce richieste precise alle autorita’ che hanno permesso lo scempio perpetrato a Lo Uttaro, cioe’ a Petteruti e soprattutto a De Franciscis. Quest’ultimo da 2 giorni è sparito dalle pagine dei giornali, non fornendo alcuna dichiarazione sul pronunciamento della magistratura e non chiedendo scusa ai cittadini per l’immenso danno recato loro dalla sua scellerata scelta di aprire quella discarica. Noi dobbiamo chiedere l’immediata bonifica del sito, che venga svuotato di quel che vi è stato sversato. Si tratta di materiali pericolosi e quindi da trattare e poi da portare in una in discarica attrezzata per quel tipo di rifiuti.
    Per chiedere questo, dobbiamo rivederci tutti insieme gia’ da domenica sera a San Nicola nel salone di Don Oreste, dopo la messa delle 18,30. Dobbiamo dibattere su quanto accaduto e prendere iniziative per salvaguardare la salute nostra e dei nostri figli. Non so se dobbiamo anche festeggiare. Indubbiamente la magistratura ci ha dato ragione, ma la discarica e’ ormai quasi piena e, anche se chiusa, continuera’ ad avvelenarci, senza bonifica, per almeno altri 30 anni.
    Arrivederci a presto a tutti.

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