VIZI E VIRTÙ DEL PIANO PANSA
Posted by ambienti su novembre 30, 2007
(più vizi che virtù)
Giovedì 29 novembre si è svolto a Napoli, a Palazzo Serra di Cassano, un incontro-conferenza stampa organizzato dalle Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia per discutere del nuovo Piano rifiuti del commissariato per l’emergenza rifiuti in Campania. Nel corso dell’incontro il dottor Giuseppe Messina, che è tra i principali animatori del Comitato Emergenza Rifiuti di Caserta, e che fa parte del comitato scientifico di Legambiente, ha presentato le linee di un piano alternativo a quello del commissario delegato Pansa.
La proposta di Messina è stata elaborata sulla base delle indagini e delle indicazioni dell’Università Federico II di Napoli, in particolare del geologo professor Giovan Battista de’ Medici ^ . Le indicazioni operative essenziali le avevamo già anticipate qui ^ . La novità sono le articolate contestazioni al “piano Pansa” che, in forma di Elementi costitutivi per le osservazioni al piano rifiuti da presentare entro il 15 dicembre, ribadiscono la sostanziale continuità della visione commissariale, causa dei problemi attuali, e ben motivano l’esigenza di puntare ad alternative.
Qui il testo completo del “contropiano”, 7 pagine in PDF ^
Di seguito un paio di brevi estratti:
Se si leggono le 277 pagine di questa proposta di piano con lo scopo di avanzare osservazioni e miglioramenti, ci si accorge che si sta facendo fatica sprecata.
Perché le basi su cui esso è fondato sono dichiaratamente indiscutibili, come è detto testualmente a pag 191: “Il sistema campano è condizionato da un duplice ordine di fattori che il sistema di pretrattamento previsto dal Piano considera imprescindibili per la sua realizzazione: i connotati delle strategie già impostate nel passato per il pretrattamento ed il recupero energetico dal RUR, per i quali sono già codificati, in sede di definizione di obblighi contrattuali, atti autorizzativi e impegni programmatici….”.
Quindi tutto si può proporre, purché non si cambino “i connotati delle strategie già imposte nel passato ed il recupero energetico dal RUR (Rifiuti Urbani Residuali)”.
…
Per chi non avesse capito, si ribadisce a pag. 195 “L’obiettivo precipuo del piano, per quanto riguarda gli impianti, è di assicurare con continuità e regolarità il trattamento del flusso dei rifiuti attuale ed in evoluzione, rispettando il ciclo integrale dei rifiuti col massimo recupero di materiali ed energia e con la minimizzazione dei quantitativi da inviare in discarica conseguendo obiettivi ecologici ed economici.”
E, finalmente, a pag. 196 la confessione che tra gli obiettivi specifici perseguiti dal Piano sono rilevanti per la compatibilità ecoambientale dell’intero ciclo dei rifiuti i seguenti punti: “….L’obiettivo di massimizzare il recupero energetico e di ridurre il flusso di materiali in discarica, anche per le nuove fasi di termovalorizzazione, ancora in fase di definizione finale dal punto di vista tecnicofunzionale….”
E’ fin troppo chiaro che si intende massimizzare il recupero energetico che è stato l’asse portante del fallimento del piano dal 1997 ad oggi.
Ciò che ci si ostina a sostenere è che bruciare plastica rappresenta un modo di ottenere energia. Energia che il governo Berlusconi dichiarò addirittura come rinnovabile, giocando sull’equivoco che i rifiuti si rinnovano. Con l’effetto perverso di assorbire quasi la totalità degli incentivi da dedicare a quelle fonti energetiche che rinnovabili lo sono per davvero. L’Unione Europea ha bocciato tale visione del problema che è sbagliata, sia per quanto concerne la rinnovabilità (la plastica si fa col petrolio che rinnovabile non è) sia per quanto riguarda il guadagno energetico (perché, bruciando plastica senza riciclarla, si dovrà consumare poi altro petrolio per produrne di nuova).
E c’è un altro aspetto perverso che occorre ancora sottolineare: la determinazione a voler massimizzare il recupero energetico richiede la costruzione del secondo inceneritore di S. Maria La Fossa; il quale oggi si trova solo sulla carta e che non sarà pronto prima di quattro o cinque anni. Fino ad allora continueremo a produrre ecoballe da sistemare nei campi? Saremo ancora sotto la spada di Damocle dell’emergenza?
michele said
“Ecoballe” in premio ai comuni ricicloni.