UN TERMODISTRUTTORE A CASERTA?
I COMITATI D’AFFARI CI RIPROVANO
E IL SINDACO PETTERUTI APPROVA
Un pericolo subdolo in questa fase estrema del caos rifiuti in Campania è che qualcuno ne approfitti per tentare, in nome della svolta salvifica, ulteriori colpi di mano affaristici poco preoccupati del dramma che stanno vivendo i cittadini, un dramma considerato così soprattutto un’opportunità per spregiudicate operazioni imprenditoriali volte a spremere tutto il profitto possibile dall’oro-monnezza. Si direbbe proprio questo il caso del rilancio della proposta di un termodistruttore* nel territorio comunale casertano di cui si era già parlato circa sei mesi fa ^ . Lo sponsor politico sarebbe – a quanto ne ha scritto ieri Lorenzo Calò sul Mattino ^ – il sindaco Nicodemo Petteruti le cui imprese di monnezza vanno dalla partecipazione entusiastica alla discarica illegale e pericolosa a Lo Uttaro (lui ovviamente non sapeva, benché avesse disponibile tutta la documentazione) fino al nuovo pasticcio in “scatoletta” all’ex Ucar ^.
Progettare un termodistruttore in territorio comunale a Caserta è un’idea ingiustificabile, indipendentemente dalle convinzioni che si abbiano sull’opportunità di considerare oggi i termodistruttori una buona soluzione per lo smaltimento dei rifiuti. Già è largamente condivisa la valutazione – si sia pro o contro l’incenerimento dei rifiuti – che il termodistruttore di Acerra, a pochi chilometri da Caserta, sarà sovradimensionato per le esigenze della regione, tanto più se si avvieranno massicciamente la raccolta differenziata e il riciclaggio, in accordo con le logiche ormai prevalenti in Europa e negli USA e come sempre più imperiosamente prescrivono le leggi italiane. Per giunta è previsto dalla recente ordinanza del governo ^ sui rifiuti in Campania un’accelerazione dei tempi per il termodistruttore a Santa Maria la Fossa, che anch’esso sbufferà diossine e nanopolveri verso Caserta.
Noi qui riteniamo che – soprattutto considerando le nuove tecnologie possibili (un paese immenso come l’Australia ha puntato con successo sul trattamento meccanico-biologico) – si potrebbe fare a meno delle aggressioni chimiche alla salute provenienti dai termodistruttori. Per spiegare come farne a meno le Assise di Napoli e del Mezzogiorno e il Comitato Emergenza Rifiuti di Caserta hanno congiuntamente presentato un “contropiano” ^ in forma di regolamentari osservazioni al “piano Pansa” (275 pagine, PDF scaricabile 2.4 MB) ^.
Se tuttavia il quadro regionale dovesse infine essere quello tratteggiato nella recente ordinanza governativa, un altro impianto di termodistruzione a Caserta non solo aggraverebbe l’inquinamento proveniente da ciminiere di rifiuti vicine, ma sarebbe molto poco conveniente dal punto di vista economico, un vero spreco. Poco conveniente intendiamo per i cittadini, che diventano pagatori forzati per lo smaltimento dei rifiuti anche quando esso avviene nei modi più dispendiosamente antieconomici.
Ovviamente da un termodistruttore casertano qualcuno ci guadagnerebbe, tra prevedibili meccanismi di finanziamento pubblico e ricavi probabili per il servizio automaticamente imposto alla comunità. Però nel momento attuale insistere in questa direzione configurerebbe non solo un’impresa economica molto spregiudicata, ma un tentativo di vero e proprio sciacallaggio verso la tragedia dei rifiuti che stiamo vivendo. Non dimentichiamo che si approfittò di una “crisi” per avviare 14 anni fa l’apparato FIBE che ha portato la Campania all’attuale catastrofe. Di tutto possono avere bisogno i casertani per ripulire la loro città tranne che di una piccola FIBE comunale.
* “Termodistruttore” è l’esclusivo termine che usa ripetutamente la recente ordinanza del governo. Evidentemente qualcuno si è accorto di quant’era ridicolo continuare a inserire – l’Italia unico paese al mondo – il concetto di “valorizzazione” nella definizione di impianti che non valorizzano un bel niente se non i conti economici di chi in Italia li gestisce senza concorrenza e attingendo per giunta a ingiustificati contributi di denaro pubblico.
Importanti controindicazioni tecniche, urbanistiche ed economiche sulla realizzazione di un termovalorizzatore a Caserta le propone su Caserta c’è Mauro Desiderio, ingegnere, per un anno assessore provinciale all’Ambiente nell’epoca della cosiddetta rinascita politico-istituzionale (1995-1996). Desiderio non sembra essere in linea di principio contrario ai termovalorizzatori, ma consiglia per la provincia tutt’altre soluzioni e scorge anche lui il rischio di arrembaggio alla monnezza da parte di “avventurieri”. ^