IL PUZZOLENTE INTRIGO CONTINUA
Posted by ambienti su Maggio 13, 2008
PER LO UTTARO ANCORA OSCURE MANOVRE
E MINACCE ALLA SALUTE DEI CITTADINI
Come si vede dalla foto recente – e come si sapeva al momento dell’ordinanza di chiusura del giudice civile e del sequestro penale, a novembre scorso – la discarica a Lo Uttaro, Caserta, è quasi piena. E l’attuale commissario governativo Gianni De Gennaro, fatti i suoi accertamenti, non ha voluto usarla per non aggravare ulteriormente una situazione ambientale che ha definito “sorprendente”. E allora perché l’Avvocatura dello stato ha chiesto, per conto del commissariato, il dissequestro in vista di un riutilizzo? Perché l’iniziativa per questa richiesta appare proveniente da Guido Bertolaso, che non è più commissario dal luglio 2007? Gli interessi in gioco intorno al “fosso maledetto” sono evidentemente ancora parecchi: difendersi dalle accuse di reati gravi, non pagare danni, sfruttare ancora economicamente e “politicamente” l’impianto. Il modo frammentario in cui le notizie recenti sulla richiesta di dissequestro sono apparse sulla stampa non aiuta a districare la matassa. I cittadini che vivono con lo Uttaro addosso – tra Caserta, San Nicola La Strada, San Marco Evangelista, Maddaloni – temono che nell’ombra si stia organizzando contro di loro un’altra trappola velenosa, un’altra estate di asfissia, di chiamate al 118, di terrore per gli effetti prolungati dei miasmi, di disperazione, di fughe per chi potrà permettersele. Da notare che il sindaco di San Nicola La Strada Angelo Pascariello è l’unico amministratore della zona che ha preso posizione scegliendo di costituirsi in giudizio contro il dissequestro. Restano silenti e assenti il sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti e il presidente della Provincia Sandro De Franciscis.
Di seguito un riepilogo – speriamo utile – degli ultimi eventi intorno a Lo Uttaro, a cura di The Boss.
documenti allegati alla richiesta di revoca dell’ordinanza di chiusura della discarica, in PDF ^
Il 7 febbraio il commissario governativo Gianni De Gennaro chiede al giudice Guarriello – PM dellla Procura di Santa Maria Capua Vetere che indaga su Lo Uttaro – di disporre il dissequestro della discarica per poterla riutilizzare per lo sversamento di altre tonnellate di rifiuti (approssimativamente 30-40 mila scrivono i giornali). Guarriello il 7 febbraio stesso – segno che lui e il commissario si erano già parlati – dispone il dissequestro della discarica per un periodo di 30 giorni dal momento in cui verrà riconsegnata al Commissariato (significa che scaduto il periodo la discarica sarebbe automaticamente ritornata sottosequestro, a meno di ulteriori dissequestri). Il dissequestro però non autorizza il riutilizzo del sito ma dispone solo che il Commissariato debba, sotto la vigilanza dei carabinieri del NOE, affettuare degli accertamenti, tutti riportati nella premessa al provvedimento di dissequestro. Tali accertamenti sono finalizzati a verificare: che tipi di rifiuti sono stati sversati nel sito; se ci sono rifiuti sotto l’attuale discarica; se la falda acquifera è inquinata dall’attuale discarica (a causa di probabili difetti di impermeabilizzazione) oppure dai rifiuti presenti “sotto” la discarica.
Il PM subordina l’eventuale ulteriore provvedimento di dissequestro, ai fini dell’utilizzo del sito, all’esito dei detti accertamenti.
Guarriello non si limita a questo. Nomina un CTU (Alessandro Iacucci) e gli da incarico di verificare le condizioni della discarica. Il CTU effettua due sopralluoghi (il 6 e l’8 di febbraio) e consegna la relazione l’8 febbraio stesso. Tempi un po’ stretti, ma i problemi erano già individuati nelle relazioni del comitato dei garanti Lembo-Santagata e nella relazione De Rosa approntata in occasione del giudizio civile ex art. 700 cpc, si tratta di verificare. La nuova relazione dice sostanzialmente alcune cose:
– la discarica è quasi colma, dal lato dell’accesso i rifiuti sono abbancati fino al piano di campagna, dal’altro lato fino allo strato di argilla.
– i pozzi per la captazione del percolato interni alla discarica sono il primo vuoto (segno che il sistema di drenaggio non funziona oppure che si è rotta l’impemeabilizzazione alla base del pozzo), l’altro ha un livello di percolato superiore a quello presente in discarica (cosa alquanto singolare ma non spiegata).
– nella discarica si notano evidenti ristagni di percolato e produzioni gassose che si liberano nell’aria.
– la profondità della discarica, misurata in base al pozzo di captazione vuoto si aggira intorno ai 30 metri contro i 29 indicati dall’ARPAC e addirittura i 15 risultanti dalle planimetrie del Commissariato in possesso del CTU (segno che tali documenti sono inattendibili, presumibilmente fraudolenti).
Il CTU consiglia di effettuare coarotaggi inclinati oltre i 35 metri dall’esterno della discarica per verificare se sotto ci sono rifiuti e se il sistema di impermeabilizzazione tiene.
A questo punto, sempre l’8 febbraio, Guarriello integra il provvedimento di dissequestro con le indicazioni del CTU.
Il 12 febbraio De Gennaro afferma, in conferenza stampa, di non voler utilizzare più le vecchie discariche e dice, con riferimento a Lo Uttaro, di aver effettuato rilievi (i giornali scrivono che li ha fatti effettuare al Genio militare) da cui sarebbe risultata una situazione del tutto diversa da quella che si evincerebbe dalla documentazione di cui era in possesso (plausibilmente fornitagli dal Commissariato e dal’ARPAC) e di aver intenzione di interessare la procura per i reati che ne deriverebbero.
Il 18 febbraio l’ex commissario straordinario Guido Bertolaso – che si era dimesso dall’incarico a luglio 2007 tornando ai suoi compiti di responsabile nazionale della Protezione civile – scrive una lettera all’Avvocatura dello stato di Napoli nella quale, approfittando del dissequestro penale in corso, chiede, “a fronte dell’interesse della struttura commissariale di poter utilizzare la discarica per fronteggiare l’emergenza in atto”. Non è chiaro come faccia a motivare così la richiesta, lui che non è più il commissario, visto che il commissario in carica, De Gennaro, ha dichiarato sei giorni prima, in pubblico, di non voler più utilizzare Lo Uttaro. Bertolaso chiede anche la revoca dell’ordinanza di chiusura della discarica da parte del giudice civile del Tribunale di Napoli Fausta Como, sul presupposto che per casi analoghi una sentenza della Cassazione avrebbe attribuito la giurisdizione in materia di “diritto alla salute” al giudice amministrativo (TAR) e non al giudice civile.
L’Avvocatura dello Stato di Napoli presenta la richiesta in data 6 marzo e il dissequestro scade l’8 marzo. La richiesta, però, viene notificata agli interessati (gli abitanti del Villaggio Saint Gobain che avevano ottenuto il sequestro agendo in sintonia con il Comitato Emergenza Rifiuti e con le associazioni per l’ambiente casertane) solo a metà aprile e la prima udienza è fissata per il 5 maggio.
Il 5 maggio si presentano al Tribunale di Napoli l’avvocato dell’Avvocatura di Stato che rappresenta il Commissariato e un avvocato di uno studio privato per l’ACSA CE3 (il consorzio di gestione che decide di costituirsi in giudizio a favore della revoca dell’ordinanza e quindi della riapertura del sito). L’Avvocatura chiede subito il rinvio dell’udienza per verificare “il permanere dell’interesse del Commissariato all’utilizzo del sito”.
L’avvocato Luigi Adinolfi – che difende le ragioni degli abitanti del villaggio Saint Gobain e degli ambientalisti – e quello dell’ACSA non si oppongono e l’udienza viene rinviata al 16 giugno, prima data utile disponibile. Il giudice Fausta Como sostiene di doversi pronunciare solo sul difetto di giurisidizione e non sulla pericolosità della discarica (essendosi già pronunciata su questo punto con l’ordinanza di chiusura). Ciò significa che se riterrà applicabile al caso di Lo Uttaro la sentenza della Cassazione revocherà l’ordinanza per sopravvenuta incompetenza, altrimenti confermerà il provvedimento.
Ad oggi, comunque, la discarica è sotto sequestro penale , essendo scaduto il dissequestro. Perciò anche in caso di revoca dell’ordinanza di chiusura in sede civile non sarebbe utilizzabile senza un preventivo dissequestro.
Si tratta di una vicenda giudiziaria piena di ombre sul versante della struttura commissariale. Perché Bertolaso ha preso una simile iniziativa? Come mai il nuovo commissario De Gennaro ha trovato ancora nei suoi uffici carte che ha infine giudicato non corrispondenti allo stato della discarica? Se il commissariato non ha più interesse – come ha dichiarato De Gennaro – a riattivare la discarica, perché l’avvocatura dello Stato non l’ha dichiarato alla prima udienza e ha preferito prendere tempo?
C’è di che preoccuparsi. Probabilmente tra pochi mesi, o tra poche settimane, lo scenario strategico per affrontare l’emergenza rifiuti sarà cambiato e De Gennaro – che ha preferito verificare per conto proprio – non sarà più commissario. In questo caso rimettere le mani su Lo Uttaro potrebbe tornare comodo come sbocco per nuovi pasticci e intrighi, a tutto danno della vita quotidiana e della salute della popolazione. E qualcuno potrebbe volerne approfittare per provare a nascondere che cosa è davvero avvenuto in quel “fosso”, di che entità sono i pericoli lì ancora presenti che sarebbero da scongiurare con un’immediata e definitiva bonifica.
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