di Pasquale Costagliola
La vicenda della discarica Lo Uttaro ha una particolarità tutta sua che non trova uguali nella complessa trama dell’emergenza rifiuti campana. Un altro sito con tante controindicazioni all’allestimento di uno sversatoio di rifiuti non esiste in regione. L’area, come è noto, è stata saturata da precedenti conferimenti di varia natura (basta pensare alla discarica Migliore Carolina che custodisce nel suo ventre tonnellate di rifiuti tossici) e doveva essere bonificata, come certifica l’inserimento nell’elenco dei siti di interesse nazionale. La discarica si ritrova a pochi metri dagli abitati, contravvenendo alle direttive comunitarie ma anche dell’OMS. Nella “traiettoria” dei miasmi si ritrova un erigendo policlinico che dovrebbe essere il più grande del meridione. Argomenti ormai noti – recepiti dalla magistratura e da una Commissione parlamentare d’inchiesta – che non hanno fatto impressione a governanti e amministratori. Non è da sottovalutare l’illegalità pregressa che la discarica commissariale ha cercato di tombare con le colate di rifiuti. A tutto si è aggiunta l’ultima gestione efferata de Lo Uttaro con la quale sono stati sversati, stante il commissario Bertolaso, rifiuti tossici.
Non si è di fronte al solito caso di nimby. Caserta è l’unico capoluogo di provincia che ha visto sindaco e presidente della provincia mallevadori di un misfatto ambientale con il dottor Bertolaso in veste di proconsole. Oggi tutto questo sembra riaffiorare nel tentativo maldestro del capo della protezione civile che, straripando rispetto ai suoi poteri, nel febbraio di quest’anno ha inviato una nota all’avvocatura dello stato per chiedere all’organo giurisdizionale di reclamare l’annullamento dell’ordinanza di chiusura de Lo Uttaro.
C’è evidentemente del marcio nella discarica e non solo per i milioni di tonnellate di rifiuti stipati in maniera illegale ed illegittima, come ha rilevato il giudice Guarriello. Tanto accanimento da parte di Bertolaso nei confronti della città di Caserta lascia interdetti, come lasciano l’amaro in bocca i ricordi dell’incontro al teatro Comunale che doveva essere un confronto con la popolazione. Una performance organizzata dal sindaco Petteruti e dalle sue claques che vennero ad applaudire l’uomo della provvidenza che ci portava la munnezza. I cittadini rammenteranno la sicumera dell’inviato del governo che dava lezioni ai casertani e che inviò successivamente 300 carabinieri e poliziotti ad occupare Lo Uttaro, dandolo in gestione al dottor Limatola, che ha poi avuto un avviso di garanzia, etc. La peggiore discarica d’Europa è stata, ed è ancora, quella al limitare della città e della conurbazione casertana.
Oggi Bertolaso ritorna a galla per l’emergenza rifiuti, una scelta sbagliata per un burocrate che ha fallito ma che, soprattutto, mostra delle incompatibilità ambientali con il territorio casertano per i suoi precedenti non certo gioiosi per la nostra storia. La città e la provincia di Caserta hanno già dato a Napoli, alla regione tutta. Ora è il caso di dire basta. Non possiamo tollerare che qualcuno venga ancora nel nostro perimetro cittadino a portare munnezza, soprattutto se quel qualcuno si chiama Bertolaso.
Adesso sono curioso di vedere quali politici scenderanno in campo per difendere il territorio. Abbiamo già assistito ad una defaillance politica, quella di una parte che ha abbandonato la comunità. Vedremo quanti sapranno resistere alle sirene del potere romano e milanese. Quello che mi rode personalmente, oltre a tutto, è l’avvilimento di dover vedere dei perfetti estranei al territorio venire a dettar legge in casa nostra, perfetti inetti come Bassolino, De Franciscis e le sue grottesche task forces a disastro compiuto e reiterato. È l’imperialismo, seppur della munnezza, che tocchi con mano e senti odioso come mai.