I materiali prodotti dal blog AMBIENTI si possono riprendere e utilizzare sotto Licenza Creative Commons.
Invece se si vuole riutilizzare il materiale da noi citato o riportato bisogna rivolgersi agli autori e proprietari originari per conoscere le condizioni d'uso.
___________________ COORDINAMENTO COMITATI PER L'AMBIENTE DI CASERTA, SAN NICOLA LA STRADA, MADDALONI, SAN MARCO EVANGELISTADA VARIE PARTI CI ARRIVANO NOTIZIE DI CITTADINI CHE STANNO SPONTANEAMENTE ORGANIZZANDO ALTRI COMITATI. PER PRENDERE CONTATTO CON IL COORDINAMENTO SI PUO' LASCIARE UN MESSAGGIO IN AMBIENTIMAIL ^ O SI POSSONO CHIAMARE I NUMERI INDICATI SU MANIFESTI E VOLANTINI
Mentre già attendevamo ansiosi la nuova visita del grande piazzista, da Napoli stamattina si è diffusa la notizia del “pacco” che avrebbero pensato di rifilarci da Brescia. A conferma della salubrità degli inceneritori intorno ai quali c’è chi pensa di costruire parchi giochi per i bimbi ^ .
La notizia della Brescia connection la diamo in versione ufficiale ANSA, sennò poi qualcuno dice che arriva dalla rete degli ambientalisti sovversivi, fantomatica formazione contro la quale si sta mobilitando l’esercito – sempre a spese nostre – ma della quale finora in Campania non siamo riusciti a trovare traccia. E in verità banditi e sovversivi ci sembrano gli scarafaggi con la cravatta ^ che hanno certe pensate.
CNR: INCENERITORE BRESCIA INQUINA? LO SI CEDE A NAPOLI
L’inceneritore più grande del mondo da Brescia a Napoli: secondo Ennio Italico Noviello, primo ricercatore del Cnr di Roma, la cittadina lombarda avrebbe proposto di vendere l’intero impianto alla Campania. “L’ho saputo proprio stamattina – ha spiegato Noviello in un incontro a Napoli – La proposta era di cederlo per 25 milioni di euro, cioé meno di quanto serve per completare quello di Acerra”. Una proposta, secondo Noviello, giustificata dal fatto che “quell’impianto sta inquinando l’intera Lombardia. A Brescia non c’é un solo allevamento di bovini che sia senza diossina”.
A chi dice che l’inceneritore di Brescia sia il migliore al mondo, Noviello risponde così: “Quell’impianto ha vinto un premio, certo. Ma nel comitato scientifico di chi gli ha dato il premio c’é una delle aziende che ha fatto l’impianto. Brescia è il punto più inquinato del mondo, basta guardare il satellite”. L’inceneritore di Brescia è capace di bruciare 750mila tonnellate all’anno ma, conclude Noviello, “i disastri ambientali lì sono stati documentati, dimostrati e accertati sotto tutti i punti di vista. Perfino la Commissione Europea è intervenuta. E’ incredibile che qualcuno proponga quell’inceneritore come modello”. NO TERMOVALORIZZATORE, MEGLIO DISSOCIAZIONE Un no deciso alla costruzione di termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti: a prendere posizione non sono i cittadini della Campania né i vari comitati di protesta ma l’area di ricerca del Cnr. “La soluzione individuata per mettere a regime la gestione dei rifiuti è una non-soluzione”, ha spiegato oggi, ad un incontro al Cnr di Napoli, Ennio Italico Noviello, primo ricercatore dell’area ricerca del Cnr di Roma. “L’incenerimento trasforma i rifiuti da solidi in aeroformi, ma restano tossici e nocivi – ha detto Noviello – E, infatti, in Giappone, uno dei primi paesi a utilizzare questa tecnologia, stanno rapidamente facendo marcia indietro, mentre in paesi come la Francia si sono costruiti un centinaio di piccoli impianti per evitare di sovraccaricare una sola zona”. Dalle critiche il Cnr passa anche alle proposte. Secondo Noviello l’incenerimento dei rifiuti potrebbe essere sostituito con la “dissociazione molecolare, in grado arrivare quasi ad emissioni zero. O come la tecnologia al plasma, capace di rendere i rifiuti materiale totalmente inerte”. “Purtroppo però – conclude – tutto questo non incontra il favore delle istituzioni”. (ANSA)
Domani martedì 1 luglio Berlusconi torna a Napoli per i rifiuti. Dovrebbe fare un giro di ricognizione in elicottero, per monitorare in provincia la situazione spazzatura. Incontrerà Bertolaso e alcuni sindaci di località sedi di impianti di smaltimento e discariche, si recherà i visita al cantiere del termovalorizzatore di Acerra, ora sito di interesse strategico nazionale che da sabato scorso è sotto sorveglianza armata di 60 militari. Questi ultimi spediti lì tanto per convalidare l’iperballa che sarebbero stati ribelli ambientalisti a bloccare la prosecuzione dei lavori per l’inceneritore, fermi invece perché il progetto fa acqua e per riassestarlo, se ci si riuscirà, ci vorranno tanti altri soldi (nostri). Non è che saranno lì per bloccare eventuali verifche della magistratura i militari? Ah, già … al momento in questo paese anche i magistrati, come tutti quelli che pretendono di far rispettare le leggi, rischiano di passare per sovversivi.
Alla fine Berlusconi farà una conferenza stampa. Che ci dirà? In ogni caso, quando parla Berlusconi conviene ricordarsi come lui considera gli italiani.
AL CONGRESSO COMUNALE DEL PD CASERTANO I DELEGATI RIMESTANO NEI LORO EQUILIBRI INTERNI MENTRE CITTÀ E PROVINCIA VANNO ALLA DERIVA E RISCHIANO UNA NUOVA CATASTROFE AMBIENTALE CON IL PIENO CONSENSO DEL PD IN PARLAMENTO. COME RISPONDERANNO ORA QUESTI SIGNORI ALLA RICHIESTA DEL COMITATO EMERGENZA RIFIUTI DI PRENDERE POSIZIONE SU UN EMENDAMENTO CHE ARRIVERÀ IN SENATO PER SALVARE CASERTA?
Sabato 28 giugno a Caserta c’è stato il congresso comunale del Pd, all’hotel Europa. In prima fila il sindaco Nicodemo Petteruti e il presidente della provincia Sandro De Franciscis, che da parecchio ormai sembrano più preoccupati di gestire le beghe interne di un partito dall’identità molto confusa che gli affari amministrativi pubblici e i rapporti con i cittadini che li hanno eletti. Su Caserta incombe la minaccia della discarica Lo Uttaro 2 alla cava Mastroianni, e loro li a rimestare chissà quali “equilibri interni” invece di preoccuparsi di sventare il nuovo disastro, magari sollecitando a interventi utili i rappresentanti del partito in Parlamento, dove si sta decidendo, con la discussione del decreto n.90, se potremo restare nelle nostre case o se ci toccheranno altre atroci penitenze e dovremo pensare a fuggire da profughi.
Questi signori sembrano non capire che se a Caserta si aprirà un’altra discarica a pochi metri dalle case ci saranno sempre meno “equilibri interni” con i quali baloccarsi, visto che molti loro ex elettori, se saranno ancora da queste parti, preferiranno in futuro rinunciare a votare, com’è già successo alle ultime politiche, anziché dare ancora sostegno a una formazione i cui rappresentanti hanno tradito, in particolare per le questioni ambientali, ogni loro aspettativa. È successo per l’ennesima volta nel teatrino a cui abbiamo assistito in Parlamento, con l’onorevole Salvatore Margiotta del Pd, vicepresidente della Commissione Ambiente, che nel dibattito sul decreto n. 90 sui rifiuti ha bloccato un emendamento, proposto dall’onorevole Franco Barbato dell’Idv, per cancellare l’indicazione della cava Mastroianni. Pur di fronte alle immagini della devastazione criminale compiuta a Lo Uttaro e del mare di tossico percolato che già ribolle lì, Margiotta ha dichiarato: “uno dei punti di forza che condividiamo del decreto-legge che sarà convertito in legge è l’individuazione chiara, precisa e netta dei siti da adibire a discarica”.
Per martedì 8 luglio il dibattito sul decreto n. 90 è previsto al Senato. Lì verrà riproposto dall’Idv l’emendamento correttivo per evitare il disastro alla cava Mastroianni e a Caserta, nei seguenti termini: Nel disegno di legge di conversione del decreto legge recante “Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile”
all’articolo 9
Al comma 1, “sostituire alle parole: “Caserta – località Torrione (Cava Mastroianni); Santa Maria La Fossa (CE) – località Ferrandelle le parole Santa Maria la Fossa (CE) Parco Saurino 3” Che farà questa volta il Pd? Si opporrà ancora all’emendamento, riconfermando la propria partecipazione allo scempio, o lo sosterrà per provare a bloccare il nuovo disastro a Caserta e puntare sull’opzione possibile dopo le “scoperte” dell’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini” ^ ?
Un documento del Comitato Emergenza Rifiuti consegnato ieri ai rappresentanti del Pd, nel corso del congresso comunale, chiede di prendere posizione sulla questione e di sollecitare i parlamentari del partito a sostenere l’emendamento.
Cdr alle Province, chiesti chiarimenti al Governo
De Franciscis: “Quali garanzie per Enti e lavoratori?” (E per i cittadini? aggiungiamo noi)
La cura Bertolaso & Berlusconi per i rifiuti campani comincia a non piacere neanche al presidente della Provincia di Caserta Sandro De Franciscis, il quale finora, dopo una completa complicità su Lo Uttaro 1, aveva cercato di tenersi cautamete defilato dalle polemiche affermando di non volersi “travestire da Masaniello, perché i Masanielli non risolvono i problemi dei rifiuti”. Ora però che tra capo e collo sta per piombargli l’onere di gestione degli impianti per CDR, peraltro per usi ancora incerti, con relativo personale, De Franciscis si è reso conto di rischiare di restare comunque serrato nella trappola della gestione tecnicamete ed economicamente folle dei rifiuti che lui stesso ha contribuito a organizzare con la sua accondiscendenza cosiddetta “istituzionale”. Servirà questo a modificare lo strampalato (o interessato) concetto di “ruolo istituzionale” che ha De Franciscis? A fargli capire che il suo primo dovere e interesse dovrebbe consistere nel prendere posizione a favore dei cittadini che lo hanno eletto anziché a perseguire astratti criteri di condivisione d’intenti con i poteri centrali dello stato? Poteri che possono finire in cattive mani e rivelarsi disastrosi, tanto più se viene a mancare ogni possibilità di legittimo contrasto da parte di chi dovrebbe innanzitutto rappresentare seriamente la realtà territoriale e i suoi abitanti.
Nel comunicato diffuso dalla Provincia di Caserta sulla questione CDR si legge che il presidente Sandro De Franciscis, esprime “forte preoccupazione” per l’annuncio dato ieri dal sottosegretario Guido Bertolaso dell’imminente passaggio della gestione degli impianti di Cdr alle Province. “Siamo di fronte ad una accelerazione – sostiene De Franciscis – che, se da un lato conferma la determinazione di voler produrre uno scossone nella più generale vicenda dei rifiuti in Campania, dall’altro non è però seguita dalla definizione di garanzie e di ulteriori, necessari dettagli”.
De Franciscis precisa che la sua obiezione nasce “a tutela dell’Ente che rappresento ma anche degli stessi lavoratori ex Fibe, i quali – sostiene il presidente della Provincia – non possono essere considerati come dei pacchi che si spostano da un posto all’altro senza che vengano discusse garanzie contrattuali e, peggio ancora, non definiti i termini della copertura economica necessaria”. “Mi sembra del tutto evidente – aggiunge De Franciscis – che ci troviamo di fronte ad una svolta potenzialmente onerosa per le Province, senza che siano stati ancora individuati i contorni dell’operazione e gli strumenti finanziari per farvi fronte. Per questo motivo, così come non avevo esitato da subito ad esprimere apprezzamento verso l’indirizzo del Governo di procedere ad una pronta restituzione dei poteri sul ciclo dei rifiuti alle Province, oggi esprimo forte preoccupazione per le modalità con cui viene affrontato il delicato trasferimento della gestione degli impianti di Cdr. Per questo spero che l’approfondimento richiesto già ieri al Governo produca gli esiti auspicati. Diversamente, si corre seriamente il rischio, vista la scarsità di risorse e i minori trasferimenti dello Stato alle Province – conclude De Franciscis -, che la cura sia peggiore del male”.
Tornano in pista per Caserta i cosiddetti giornalisti del TGR Campania, apparentemente ignorantissimi in geografia della regione. Giovedì 26 giugno tra le discariche di prossimo allestimento il TGR ha citato la cava Mastroianni, l’unica non identificabile col nome di un centro abitato. Ma la cava Mastroianni non sta sulla luna. Sta a pochi passi da migliaia di case, in una conurbazione di 200 mila abitanti che comprende i comuni di Caserta, San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista. I luoghi già colpiti dalla Grande Puzza e intossicati da una discarica fuorilegge in cui gorgoglia un mare di percolato, Lo Uttaro 1 alla cava Mastropietro, al confine con la Mastroianni. Come si può vedere in un servizio di Rainews 24 al post precedente. Se a Chiaiano ci sono appigli per discutere, qui non dovrebbero essercene proprio. Dovrebbe bastare un colpo d’occhio sui luoghi, e sulle carte della magistratura, per stabilire che la discarica sarebbe una catastrofe. Perché si continua a insistere come se niente fosse? Che c’è da nascondere in questo luogo avvelenato? Chi ci tiene tanto a nascondere qualcosa?
Naturalmente tutto diventa paurosamente possibile se si può contare sulla sistematica disinformazione della RAI locale che si occupa quotidianamente della crisi dei rifiuti. Nel TGR ci voleva molto a dire “la cava Mastroianni a Caserta”? Evidentemente in RAI ci sono addetti all’informazione con differenti vocazioni: quelli che vogliono fare davvero i giornalisti e quelli che si accontentano di essere camerieri di palazzo.
ANCORA UN’INCHIESTA SUI RIFIUTI DI RAINEWS 24, QUESTA VOLTA SULLE SCOPERTE DI WALTER GANAPINI E SUI MISTERI DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI NELLA PROVINCIA DI CASERTA. DELLA DISCARICA LO UTTARO 1, CAVA MASTROPIETRO, PARLA GIUSEPPE MESSINA DI LEGAMBIENTE: “QUESTO IMPIANTO È LA TIPICA DISCARICA FATTA ANCHE DALLA CAMORRA … FARE UN BUCO, METTERCI UN TELONE FACENDO FINTA CHE POTESSE ESSERE IMPERMEABILE …”. E LÌ ACCANTO, SEMPRE A POCHI PASSI DA QUARTIERI FITTAMENTE ABITATI DI CASERTA, MADDALONI, SAN NICOLA LA STRADA, SAN MARCO EVANGELISTA, DOVREBBE TROVARE POSTO, NELLA CAVA MASTROIANNI, LO UTTARO 2.
SAN MARCO EVANGELISTA, Caserta. Il Consiglio comunale, riunito in seduta pubblica mercoledì 25 giugno ha approvato all’unanimità un documento di netta contrarietà alla individuazione di una discarica nella cava Mastroianni di Caserta.
UN’INCHIESTA DI RAINEWS 24 CON RIPRESE E COMMENTI ANCHE DAL “BUCO NERO” DELLA DISCARICA MALEDETTA A LO UTTARO, CASERTA. I VELENI, I TRAFFICI ILEGALI DELLE ECOMAFIE, GLI INTRECCI PERVERSI, GLI INGANNI ALLE POPOLAZIONI, I GRAVI RISCHI PER LA SALUTE.
A CASERTA LE RICHIESTE DEI COMITATI E LE POSIZIONI DELLA PROVINCIA: I SITI, GLI IMPIANTI, LA CONDIVISIONE. PER LA DISCARICA ALLA CAVA MASTROIANNI NELLA RIUNIONE TUTTI D’ACCORDO: SAREBBE UN DISASTRO. MA FORSE C’È CHI, INCURANTE DEI CITTADINI, PROGETTA UNO STRANO “BARATTO”.
Scelte per la gestione dei rifiuti a Caserta provenienti dal territorio e non imposte dall’alto, no all’ulteriore devastazione ambientale del territorio provinciale, in particolare di zone già disastrate come Lo Uttaro – dove il decreto governativo n. 90 prevede una discarica alla cava Mastroianni – e attivazione per il ciclo di smaltimento dei rifiuti di circuiti virtuosi che possano realmente essere in sinergia con lo sviluppo economico, sociale e turistico della provincia. Scelte che non minaccino di compromettere irreparabilmente il futuro degli abitanti, al contrario di com’è evidentemente avvenuto finora per l’area Lo Uttaro. Sono queste le richieste essenziali avanzate dai comitati per l’ambiente casertani in un incontro mercoledì 25 giugno con l’assessore provinciale all’Ambiente Maria Carmela Caiola e con il vicepresidente della Provincia Mimmo dell’Aquila.
L’assessore Caiola e il vicepresidente Dell’Aquila hanno affermato che la Provincia è contraria a una discarica nella cava Mastroianni, ma che proporre le soluzioni alternative richieste dal governo non è né semplice né garantito nell’esito. Hanno assicurato che la Provincia si sta muovendo per la tutela del territorio e la soluzione del problema dei rifiuti, ma che purtroppo i poteri e il piano commissariale impongono ancora stretti limiti alle attività dell’ente nel settore rifiuti. Dell’Aquila ha detto che perciò la Provincia ha ripetutamente richiesto il ritorno ai poteri ordinari e che nel frattempo il consiglio provinciale ha dato mandato alla giunta di lavorare su prospettive di soluzione, attraverso la task force appositamente istituita in cui si confrontano tecnici della materia e rappresentati di associazioni per l’ambiente, sindacati, professionisti, università, industriali, dell’intera società civile, in sintonia con l’Osservatorio provinciale sui rifiuti.
Nel corso dell’incontro è stata riferita da Giovanna Maietta, presidente del Comitato Cittadini Casertani, la notizia di una bizzarra ipotesi che sarebbe stata fatta in una riunione in prefettura ieri mattina. Si tratterebbe di un baratto tra il comune di Caserta e il governo: il Comune darebbe il consenso per la creazione della discarica Lo Uttaro 2 alla cava Mastroianni in cambio della messa in sicurezza della discarica Lo Uttaro 1 e della bonifica dello stoccaggio detto “panettone” e del sito di trasferenza a Lo Uttaro. L’ipotesi sembra però talmente deficiente che si stenta a credere che qualcuno possa averla fatta seriamente. Le bonifiche in area Lo Uttaro sono già atti dovuti in base a leggi vigenti e in base al Protocollo d’intesa siglato a Caserta nel novembre del 2006. A parte la discarica Lo Uttaro 1, che ora richiederebbe un’immediata bonifica, con completo svuotamento, per bloccare la catastrofe in corso, gli altri lavori dovrebbero essere già stati effettuate da mesi. In ogni caso, l’assessore provinciale Caiola ha tenuto a sottolineare che la detta ipotesi di baratto non è certo quella dell’ente Provincia né la sua personale.
Dopo la devastazione ambientale della Campania compiuta in anni di inefficienza e di malaffari nel settore rifiuti di cui è stato protagnista il Commissariato governativo per l’emergenza – e perciò il governo centrale – attraverso meccanismi perversi sui quali sta facendo luce la magistratura, ora i cittadini campani verranno anche chiamati a “pagare il conto”. Lo ha stabilito nel decreto n.90 approvato ieri dalla Camera un emendamento, voluto dalla Lega Nord, secondo il quale le regioni in stato di emergenza, previo decreto del Tesoro, dovranno restituire i fondi spesi per risolverla attraverso decurtazioni dei trasferimenti statali. (vedi l’articolo su La nuova Ecologia ^) Intanto a margine dell’incontro con il sottosegretario con delega per l’emergenza rifiuti Guido Bertolaso, il commissario europeo per l’Ambiente Stavros Dimas ha detto che “nessuno vuole risolvere un problema ambientale creandone un’altro”. Ci piacerebbe poter nutrire la stessa fiducia di Dimas. E ricordiamo che per quanto riguarda l’ex “impianto a basso impatto ambientale” della discarica a Lo Uttaro, Caserta, il Commissariato e Bertolaso hanno esattamente dato a intendere di risolvere un problema ambientale mentre ne creavano un altro, come ha variamente accertato la magistratura con il supporto di accurate perizie tecniche. E ora vorrebbero seguire lo stesso sistema, stando all’indicazione nel decreto n. 90 della cava Mastroianni per una nuova discarica e all’azione giudiziaria intrapresa per rimettere le mani sulla discarica già esistente e attualmente sotto sequestro.
Di fronte al caso Lo Uttaro sarebbe opportuno che la Commissione europea mandasse degli osservatori a verificare i fatti. I comitati casertani per l’ambiente stanno approntando una documentazione – in larga parte già disponibile in questo blog – per sollecitare la verifica.
Visto quel che è successo a Lo Uttaro, Guido Bertolaso appare il personaggio meno adatto a dare credibilità a una qualsivoglia azione del governo per una soluzione della crisi dei rifiuti campani. Ma tanto, grazie all’emendamento leghista, saranno i cittadini campani a pagare, con i loro soldi oltre che con la loro salute, per qualunque altro guaio lui combinerà.
Bertolaso vuole rimettere le mani su Lo Uttaro 1 e allo scopo ha sollecitato l’Avvocatura delo Stato a un’azione, attualmente in corso, per la revoca del ricorso ex articolo 700 Cpc in base al quale la magistratura aveva deciso la chiusura della discarica ad agosto e poi, dopo ulteriori accertamenti, a novembre dello scorso anno. Ora il giudice Fausta Como della decima sezione del tribunale di Napoli ha rinviato al 22 settembre l’udienza in cui stabilire se accogliere la richiesta avanzata dall’Avvocatura. Anche secondo il Tribunale di Napoli fino a quella data la discarica non potrà essere riutilizzata.
Il gip «collegiale» di Napoli avalla le misure dei giudici di Santa Maria
Resta sotto sequestro la discarica de Lo Uttaro. Lo ha stabilito il gip del tribunale di Napoli (in composizione collegiale) che, ai sensi del decreto 90 del 23 maggio scorso, ha ratificato il provvedimento di sequestro emesso nei mesi scorsi dalla magistratura di Santa Maria Capua Vetere. Una decisione importante quella adottata dal gip del tribunale partenopeo su istanza della Superprocura in quanto lo stesso decreto assegna un termine di 30 giorni all’autorità giudiziaria di Napoli per la conferma di misure preventive adottate da altri uffici giudiziari, pena la perdita di efficacia dei provvedimenti stessi. Il gip in composizione collegiale recepisce «in toto» le conclusioni del gip di Santa Maria Capua Vetere Raffaele Piccirillo che emise il provvedimento nel novembre dello scorso anno.
Visto che un inceneritore dovrebbe arrivare anche a Napoli città, intorno agli inceneritori divampano di nuovo le polemiche. Sul fatto che questi impianti non migliorino la qualità dell’aria è difficile avere dubbi. Ma è davvero necessario farne “minimo 4” come ha sostenuto Bertolaso? Varie fonti giornalistiche hanno di recente riferito che parte delle ecoballe “esportate” in Germania non è finita direttamente negli inceneritori ma in impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico, MBA in lingua tedesca). Al riguardo informazioni interessanti le fornisce un post, qui riportato, del blog Scienziato Preoccupato di Federico Valerio ^ . Un blog che vi consigliamo di tenere d’occhio perché affronta in modo semplice ma autorevole – Valerio è un chimico impegnato da decenni in battaglie per l’ambiente – molte questioni che ci stanno a cuore, anche con una sezione intitolata Vedi Napoli dedicata spesso ai rifiuti campani.
Nel 2005 in Germania erano operativi 73 inceneritori con una capacità di 18 milioni di tonnellate all’anno e 64 impianti di trattamento meccanico biologico con la capacità di 6,1 milioni di tonnellate.
Mentre la maggior parte degli inceneritori è stato realizzato tra gli anni ’80-’90, gli impianti MBT si sono imposti alla fine degli anni ’90 e sono in forte crescita.
Questi impianti trattano i MPC indifferenziati e, in alcune decine di giorni eliminano i rischi igienico-sanitari della frazione putrescibile, che viene trasformata in anidride carbonica e acqua e contemporaneamente è eliminata biologicamente la carica batterica pericolosa. Durante la fase biologica nella bioossidazione c’è anche una importante riduzione della massa per evaporazione dell’umidità a causa del calore sviluppato dal processo biologico.
Successivamente trattamenti meccanici provvedono a separe le varie frazioni dei materiali inerti o poco biodegradabili in base al peso specifico e alle loro caratteristiche elettromagnetiche.
A parità di materiale trattato, l’impatto ambietale di un impianto MBT è nettamente ed intrinsecamente inferiore a quello di un inceneritore con recupero energetico.
Una parte dei rifiuti campani è andata a finire in un impianto MTB tedesco, in particolare in quello di Croebern.
Ecco il commento di Enzo Favoino della Scuola Agraria di Monza , un esperto di trattamenti biologici a livello mondiale:
“Conoscevo Croebern come uno dei più grandi impianti MBA (= TMB) tedeschi, si tratta di un normale impianto di TMB, schema “splitting” (a separazione di flussi) e con design del sistema praticamente uguale a quelli campani (poi perché i tedeschi riescano a farli funzionare, e l’Impregilo no, è uno dei tanti paradossi che fanno parte della iconografia del “paese doo sole”.
Schema di flusso:
Sostanzialmente
– recuperano un 10% di materiali valorizzabili (holz=legno, metalle= metalli)
– mettono a discarica (deponierung) un 35% stabilizzato ed inertizzato e
– mandano a recupero energetico (thermische verwertung) le frazioni ad alto potere calorifico (45%)
Tenete presente, per quanto concerne l’ultimo punto, che (anche) in Germania c’è il divieto di discarica per materiali con PCI > 13 Mj”
E’ probabile che il recupero energetico in Germania si effettui usando il bioessiccato come combustibile in cementifici, al posto di una pari quantità di carbone. Il 30 % che manca all’appello è acqua e organico putrescibile immessi in atmosfera, durante il trattamento biologico come vapor acqueo e anidride carbonica.
Ricordo che i Germania si ricicla e si composta circa il 54% dei rifiuti urbani, esiste l’obbligo del vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e gli inceneritori non ricevono incentivi pubblici.
Se questo schema fosse stato adottato in Campania, oggi non avremmo il cumulo di ecoballe e forse neppure i rifiuti nelle strade.
Sarà l’effetto frullato dell’informazione frettolosa, ma a leggere le notizie d’agenzia giunte in rete lunedì 24 giugno sembra che il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino le abbia sparate grosse. Secondo l’ADN Kronos ha detto: ”Se i cittadini non si fidano del sindaco e del centrosinistra si fidino dell’opposizione locale o almeno del Governo nazionale”. Come se molti cittadini non avessero capito che, in particolare per la questione rifiuti, vale il megainciucio che attraverso i mutamenti di governo continua a mantenere saldamente in sella Bertolaso e Bassolino. Perché mai bisognerebe fidarsi delle promesse di Bertolaso a proposito di impianti “a basso impatto ambientale” se è durante il suo primo regno che è stata realizzata la discarica a Lo Uttaro rivelatasi “una bomba chimica” ^ e definita da una Relazione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti “tristemente emblematica di inefficienza collusiva” ^.
Tornando alla Iervolino, non si capisce più, tra l’altro, quale legittimazione abbia un sindaco che per contrastare la sfiducia dei cittadini invita ad avere fiducia nell’opposizione. Ma la Iervolino ha combinato anche di peggio parlando dell’inceneritore nopoletano che ora dovrebbe sorgere ad Agnano. Secondo l’agenzia Asca ha chiarito: ”Non vogliamo un bestione che accolga l’immondizia di tutta la regione, ma qualcosa che serva a Napoli”. Come a dire: i bestioni per incenerire le ecoballe prodotte con i rifiuti napoletani se lo tengano altrove.
La rete Meetup Amici di Beppe Grillo ha deciso di inviare via FAX una richiesta al Commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, per chiedere di bocciare il Decreto Rifiuti di Berlusconi & Bertolaso ^ . L’idea è nata come naturale proseguimento della “spedizione a Strasburgo” di un gruppo di Amici di Beppe Grillo, contro il decreto n. 90 e a sostegno di un ciclo di smaltimento di rifiuti che non provochi catastrofi. Tra l’altro domani 24 giugno il commissario Ue all’ambiente Stavros Dimas dovrebbe ncontrare il sottosegretario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso per discutere della crisi a Napoli e in Campania.
OGNI CITTADINO INTERESSATO E’ INVITATO A FIRMARE E A INVIARE VIA FAX O VIA EMAIL IL TESTO DEL MESSAGGIO QUI DI SEGUITO.
Martedi 24 giugno verrà inoltrata una denuncia alla procura della Repubblica di Napoli contro la discarica a Lo Uttaro e contro l’utilizzo della cava Mastroianni per creare un’altra discarica che diventerebbe Lo Uttaro 2. Ne da notizia Giovanna Maietta, presidente del Comitato Cittadinicasertani che ha promosso la denuncia poi sottoscritta anche da cittadini di vari comitati per l’ambiente di Caserta, San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista. La stesura e la presentazione della denuncia sono state affidate all’avvocato penalista Mario Mangazzo. Nelle 15 pagine del documento che illustra i fatti l’avvocato Mangazzo elenca gli impedimenti che assolutamente non consentono l’utilizzo della cava Mastroianni per lo sversamento di rifiuti. Tra questi l’inquinamento della falda di importanza strategica, gli eventi precedenti che hanno riguardato lo Uttaro, i numerosi sversamenti abusivi, l’attuale disastro alla cava già esistente ora ridotta a un mare di ribollente percolato, l’inidoneità del sito Mastroianni che per tipologia di materiale (tufo poroso friabile e terreno morbido). In questa situazione andare ad aprire una nuova discarica per lo sversamento 90.000 mc di rifiuti pericolosi (come consentito dal decreto n.90) significherebbe compromettere ulteriormente la salute dei cittadini e il territorio.
E’ stato intanto fissato per mercoledi 25 prossimo l’incontro di alcuni rappresentanti dei comitati per l’ambiente in territorio casertano con due rappresentanti dell’ente Provincia: il vicepresidente Mimmo Dell’Aquila e l’assessore all’ambiente Maria Carmela Caiola. Il presidente della Provincia Sandro De Franciscis nel corso dell’ultimo consiglio provinciale si è già espresso con una osservazioni sul decreto n. 90, lamentando la mancata concertazione del governo con le istituzioni locali disponibili a offrire alternative ai siti scelti e inseriti nel decreto. Le affermazioni di De Franciscis potrebbero essere finalmente segnali di un’intervento delle amministrazioni locali a difesa del territorio, ma alle parole non sembrano ancora corrispondere iniziative concrete, né da parte della Provincia né da parte della giunta comunale e del sindaco Nicodemo Petteruti.
SUL PROVVEDIMENTO PER I RIFIUTI IN CAMPANIA LA COMMISSIONE EUROPEA HA OSSERVATO: “SAREBBE PARADOSSALE SE, PER AFFRONTARE RISCHI DI CARATTERE SANITARIO A BREVE TERMINE, FOSSERO NUOVAMENTE MESSI IN PERICOLO LA SALUTE UMANA E L’AMBIENTE”.
Se il decreto del Governo sull’emergenza rifiuti n. 90/2008 verrà convertito in legge per l’Italia scatterà una nuova procedura di infrazione in sede comunitaria. Ciò si deduce dalla la risposta della Commissione Europea all’interrogazione scritta presentata dall’europarlamentare dei Verdi Monica Frassoni sulla rispondenza del controverso decreto alle norme comunitarie.
La risposta della Commissione è stata resa nota in Italia solo domenica 22 giugno per iniziativa di Monica Frassoni che ha pubblicato sul suo blog (www.monicafrassoni.it/) il testo della propria interrogazione e quello della risposta.
La Commissione tra l’altro osserva: “Sarebbe paradossale se, per affrontare rischi di carattere sanitario a breve termine, fossero nuovamente messi in pericolo la salute umana e l’ambiente ad esempio per la mancata applicazione di disposizioni chiave della direttiva sulle discariche che prevedono obblighi sanitari di lungo periodo che dipendono dalla natura, pericolosa o non pericolosa, dei rifiuti destinati a discarica”.
Nella risposta all’interrogazione si legge anche: “La Commissione ha già espresso a livello tecnico la sua viva preoccupazione per le disposizioni contenute nel nuovo decreto che consentono ampie deroghe alle norme comunitarie, in particolare alcune disposizioni chiave della direttiva sulle discariche 1999/31/CE e di altre direttive. Anche laddove la situazione appare difficile, le autorità italiane devono rispettare la legislazione comunitaria in materia ambientale”. E a conclusione: “Il decreto legge del 23 maggio 2008 è ora all’esame del Parlamento italiano per essere convertito in legge e la Commissione esaminerà attentamente il testo approvato in via definitiva. Qualora l’Italia varasse un atto legislativo che consenta indebite deroghe alla normativa comunitaria, la Commissione non avrà altra scelta che l’adozione di un procedimento a norma dell’articolo 226 del trattato”.
Monica Frassoni ha commentato: “Se il decreto verrà convertito in legge per l’Italia scatterà una nuova procedura di infrazione. Una ‘bocciatura’ che arriva proprio a pochi giorni dall’incontro programmato a Bruxelles per martedì 24 giugno fra il Commissario europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, e il sottosegretario per l’emergenza rifiuti, Guido Bertolaso”.