I TRUCCHI DEL MAGO PANSA
Posted by ambienti su ottobre 11, 2008
La posizione di Alessandro Pansa è stata stralciata dall’inchiesta sui rifiuti, ma proprio al prefetto di Napoli è stata dedicata buona parte della requisitoria per la richiesta di rinvio a giudizio che i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo hanno tenuto ieri, durante l’udienza preliminare.
dal Corriere del Mezzogiorno 11/10/2008
Inchiesta «rompiballe», i pm accusano: «Il prefetto Pansa una figura centrale»
di Titti Beneduce
Gli imputati dell’inchiesta «rompiballe» sono 25: tra loro c’è Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso quando questi era subcommissario ai rifiuti. I reati vanno dalla truffa al falso in atto pubblico, all’abuso d’ufficio, allo smaltimento illecito dei rifiuti. Proprio in un episodio di falso in atto pubblico, hanno sostenuto i pm in aula, la figura di Pansa è centrale assieme a quella dell’amministratore delegato di Fibe, Massimo Malvagna. Fibe è la società che avrebbe dovuto consegnare al commissariato di governo impianti per la produzione di cdr (combustibile da rifiuti) manutenuti, dunque in perfetta efficienza. Il cdr «a norma» sarebbe poi dovuto finire nel termovalorizzatore di Acerra. In realtà gli indagati, sostiene l’accusa, sapevano bene che quegli impianti, costruiti alla meglio e mal funzionanti, non avrebbero mai potuto produrre cdr «a norma». La preoccupazione di Pansa traspare dalle telefonate intercettate: da un lato c’è la consapevolezza che, così come sono, gli impianti sono del tutto inadeguati. Dall’altro c’è la fretta di chiudere l’accordo per la produzione del cdr e far bruciare finalmente i rifiuti, a norma o no. A questo punto, dal commissariato viene escogitata una soluzione per salvare capra e cavoli. Si decide che gli impianti debbano produrre cdr «tendenzialmente a norma ».
L’insidia era enorme: se la Procura non fosse intervenuta e l’appalto fosse stato perfezionato, l’aggiudicatario si sarebbe ritrovato con impianti di cdr da cui in realtà usciva semplice rifiuto secco e con un termovalorizzatore che non avrebbe potuto bruciarlo; «sarebbe stato un nuovo disastro, ambientale ed economico». Quale fosse la situazione era chiaro non solo a Pansa, ma anche al suo predecessore Corrado Catenacci e a Guido Bertolaso, capo della Protezione civile all’epoca di Catenacci. Lo ha ammesso l’ingegner Michele Greco, ex coordinatore del commissariato, che ha fornito fondamentali riscontri dall’interno agli elementi raccolti dai pm. Quando si convinse che gli impianti non avrebbero mai potuto produrre cdr, Greco cominciò a pensare che fosse il caso di costruire discariche di «tal quale». Come lui se ne fece consapevole Bertolaso: «Credo — ha spiegato l’ingegnere durante l’interrogatorio di garanzia — che l’abbia detto Bertolaso ad ottobre del 2006, ma se proprio devo essere sincero io ebbi un incontro con il senatore Tommaso Sodano nel maggio o nel giugno 2006 presso Catenacci, dove io espressi la mia idea, che bisognava fermare tutto il sistema impiantistico ed aprire discariche di “tal quale”». Dunque, già nell’estate 2006 era chiaro al commissario di governo e ai tecnici che gli impianti non avrebbero mai potuto fornire cdr al termovalorizzatore. Ma perché, allora, non si prese atto della realtà e non si realizzarono le discariche? Questa è la risposta di Greco: «Purtroppo, l’opinione pubblica e la politica locale non hanno acconsentito, fino alla posizione stringente di De Gennaro negli ultimi tempi, l’apertura di discariche per il “tal quale”. La popolazione nemmeno». Allora tutti a fingere, a mettere timbri e diciture false sulle balle di rifiuti che uscivano dagli impianti, a spedire in giro per l’Europa rifiuti mai trattati. Ma forse c’è anche un’altra risposta: rinunziare agli impianti di cdr avrebbe imposto l’estromissione di Fibe, con il suo carico di dipendenti passati alle Province. E avrebbe reso evidente il fallimento del commissariato, che gestiva fiumi di denaro col quale molti si sono arricchiti. Il gip Raffaele Piccirillo ha rinviato l’udienza al 10 novembre. Per Pansa, la cui posizione è stata stralciata dal procuratore capo assieme a quelle di Corrado Catenacci, Ciro Turiello, Claudio De Biasio Armando Cattaneo ed Enrico Pellegrino, si attende la decisione di Lepore.
Rispondi