IL PIANO GANAPINI
Posted by ambienti su ottobre 17, 2008
Il “piano Ganapini” per la soluzione del problema rifiuti in Campania, approvato mercoledì 15 ottobre dalla giunta regionale, sta provocando contrasti. L’assessore Walter Ganapini dice che di inceneritori ne basterebbero due, non i 4 o 5 previsti dal governo. E questo è solo un aspetto della differenza di vedute. Bassolino prova a minimizzare per non guastarsi con Berlusconi e per procedere nel personale autoriciclo politico, ma in realtà la contrapposizione di strategie è forte. Come ha rilevato la stampa (vedi qui gli articoli apparsi sul Mattino ^) e com’è possibile verificare leggendo di seguito le “linee programmatiche” del “piano Ganapini”. Per giunta la Commissione Europea ha in programma approfondimenti sulla denuncia di violazioni al diritto comunitario presentata dal comitato dei cittadini di Acerra contrari al locale inceneritore.
Il governo con la legge n.123/2008 ^ ha puntato innanzitutto sull’incenerimento e sulla prospettiva di trasformare l’intera Campania in una grandiosa industria dei rifiuti, com’è apparso confermato da Berlusconi quando ha parlato della possibilità di destinare a un inceneritore campano anche materiale proveniente da altre regioni. Quest’industria sarebbe molto costosa per i cittadini campani, in termini di denaro e di salute, e molto lucrosa per i gestori privati degli impianti grazie alla sovvenzione governativa del CIP6 e ad altri eventuali “contributi” . Ganapini ha tentato di tener conto dell’ambiente, della salute, del risparmio per la collettività, puntando sulla raccolta differenziata e, tra l’altro, sul pieno recupero di impianti esistenti e finora utilizzati male o per niente. Qualche obiezione è ancora possibile, ma tra le due impostazioni c’è un abisso.
Di seguito la parte introduttiva e un passaggio significativo del “piano Ganapini” che si può scaricare completo da qui in formato ppt ^ (da sfogliare con Impress di Open Office, gratis in rete ^ , o con PowerPoint di Microsoft Office).
Linee programmatiche 2008-2013 per la gestione dei rifiuti urbani
Il contesto
Pende sul nostro Paese una gravosa procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea relativamente alla ‘emergenza rifiuti’ in Campania.
Nel caso in cui dall’emergenza non si uscisse con un sistema operativo integrato a regime, coerente con la normativa europea, la sanzione potrebbe tradursi in un grave danno economico a carico del Paese.
Un percorso condiviso verso un obiettivo comune
• Una forte voglia di riscatto caratterizza il sistema sociale, economico ed istituzionale campano rispetto alla drammatica crisi dell’inverno 2007-2008;
• a tale reazione occorre fare corrispondere l’elaborazione di un programma moderno in senso europeo, da condividere in un percorso di validazione ed attuazione che coinvolga l’intera società campana , come previsto dalla Carta di Aalborg.
Per uscire dall’emergenza
La Regione Campania intende:
• promuovere l’autosufficienza dei diversi territori provinciali nella gestione integrata del ciclo dei RU;
generalizzare la buona pratica di RD “porta a porta”;
• garantire adeguata ed efficiente capacità impiantistica nel rigoroso rispetto della gerarchia europea (riduzione all’origine di quantità e pericolosità dei rifiuti; massimizzazione del riciclo di materia, a partire dalla sostanza organica; ottimizzazione del recupero energetico della frazione combustibile;
• minimizzazione del conferimento a discarica dei flussi residui);
• riciclare a regime tra 500.000 e ca. 900.000 t/a di materiali nelle diverse filiere di riciclaggio, privilegiando le industrie di settore operanti sul territorio regionale in funzione del rendimento di RD;
• conferire a recupero energetico presso utenze industriali esistenti (cementerie, centrali termoelettriche, ecc…) o a combustione in impianti dedicati (inceneritori, gassificatori) tra ca. 1,3 Mt/a e 600.000 t/a di combustibile derivato dai rifiuti (CDR) in funzione del rendimento conseguito dalla RD;
• conferire a recupero agronomico produttivo o a bonifica di suoli contaminati circa 500.000 t/a di rifiuti organici da RD e/o selezione fisico-meccanica dei RUR.
………. ………. ……….
L’inceneritore a gara in Salerno, 2/3 della capacità di progetto dell’inceneritore di Acerra e la richiesta di conferimento ufficiale avanzata dalle tre cementerie campane soddisfano il fabbisogno di incenerimento e/o gassificazione prevedibile già con una RD al 20%.
E’ stata inoltre proposta la realizzazione di un inceneritore a servizio della città di Napoli. Una apposita Conferenza dei Servizi ha indicato come sito preferito quello del depuratore di Napoli-Est; Mancano, ad oggi, indicazioni sulla taglia di impianto, mentre per il suo finanziamento, si è fatto riferimento alla formula del Project-Financing.
Il Piano nazionale prevede anche un inceneritore a Santa Maria La Fossa, a proposito del quale sono però in corso approfondimenti da parte della competente Autorità Giudiziaria.
il comparto “incenerimento”, così come quello, successivamente trattato, delle “discariche” è oggi totalmente demandato ai poteri del Commissariato.
franco said
Qualche riflessioni su queste linee programmatiche:
In linea di massima, sembra una proposta concepita esclusivamente da burocrati, senza alcuna linea guida “politica”, tipo: privilegiamo un orientamento piuttosto che un altro (p.es. la riduzione dei rifiuti, una raccolta differenziata spinta invece di costruire altri inceneritori o discariche).
Inoltre la costruzione del documento è tendenzialmente errata, in quanto parte dall’alto (impiantistica) e non dal basso (attuale produzione di rifiuti e necessità di riduzione della stessa). Infatti nelle prime undici diapositive (in particolare dalla n. 5 alla n. 11) si focalizza l’attenzione su impiantistica, su logistica di raccolta e trasporto, su impiantistica di smaltimento e solo nella diapositiva 16 ed in una sola paginetta (fra l’altro intitolata “Priorità uno”) si parla di riduzione all’origine della produzione dei rifiuti: ma anche in questo caso non vengono assolutamente previste in concreto le misure, soprattutto finanziarie, da destinare a tale progettazione: come dire, si deve fare ma non prevediamo spese né interventi concreti per tali procedure.
Su discariche ed inceneritori non vi è alcuna prospettiva, né progettualità, in quanto, si sostiene che le competenze attuali sono esclusivamente dello Stato attraverso le varie strutture commissariali: ma le attuali competenze strutture commissariali non derivano in larga parte dalle inefficienze dei livelli regionali, provinciali e comunali? L’emergenza, che aappare creata artificialmente per lucrare sulla salute dei cittadini, non è comunque anche conseguenza dell’assenza dei livelli territoriali? E perché dunque aspettare e delegare tutto ai “vertici” piuttosto che entrare nel vivo del problema (si devono o no costruire altri inceneritori o altre e quante discariche?
Intanto prendiamo quel di buono che comunque c’è nelle linee programmatiche: p.es. diap. 32, in cui si rileva che tra l’inceneritore a gara di Salerno + quello di Acerra + le tre cementerie campane si eguaglierebbe il fabbisogno di incenerimento con una RD appena al 20 %. Dovrebbe significare NO ALTRI INCENERITORI NO ALTRE DISCARICHE. Ma questo la Regione non lo dice.
gima said
Queste riflessioni non fanno una piega, tranne che prendono per buono l’incenerimento nei cementifici di Caserta. E’ illegale.
franco said
Le mie erano, appunto, riflessioni, non un’analisi esaustiva. E’ ovvio che non si può prescindere da quanto già fatto e detto a proposito di cave e cementifici (come da legge regionale appena approvata): è ovvio che ciò è segno di altra contraddizione della regione.
Mariacristina said
Caro Ganapini, non ci interessano gli inceneritori che fanno male alla salute, bisogna incrementare la raccolta differenziata e soprattuto informare i cittadini sull’importanza del riciclo e insegnare cosa devono dividere, molti non sanno niente, anzi a loro il problema non li riguarda!!!