assemblea su Lo Uttaro venerdì 16 maggio alle 19
alla parrocchia Santa Maria della Pietà in largo Rotonda a San Nicola la Strada ^
PER LO UTTARO ANCORA OSCURE MANOVRE
E MINACCE ALLA SALUTE DEI CITTADINI

Come si vede dalla foto recente – e come si sapeva al momento dell’ordinanza di chiusura del giudice civile e del sequestro penale, a novembre scorso – la discarica a Lo Uttaro, Caserta, è quasi piena. E l’attuale commissario governativo Gianni De Gennaro, fatti i suoi accertamenti, non ha voluto usarla per non aggravare ulteriormente una situazione ambientale che ha definito “sorprendente”. E allora perché l’Avvocatura dello stato ha chiesto, per conto del commissariato, il dissequestro in vista di un riutilizzo? Perché l’iniziativa per questa richiesta appare proveniente da Guido Bertolaso, che non è più commissario dal luglio 2007? Gli interessi in gioco intorno al “fosso maledetto” sono evidentemente ancora parecchi: difendersi dalle accuse di reati gravi, non pagare danni, sfruttare ancora economicamente e “politicamente” l’impianto. Il modo frammentario in cui le notizie recenti sulla richiesta di dissequestro sono apparse sulla stampa non aiuta a districare la matassa. I cittadini che vivono con lo Uttaro addosso – tra Caserta, San Nicola La Strada, San Marco Evangelista, Maddaloni – temono che nell’ombra si stia organizzando contro di loro un’altra trappola velenosa, un’altra estate di asfissia, di chiamate al 118, di terrore per gli effetti prolungati dei miasmi, di disperazione, di fughe per chi potrà permettersele. Da notare che il sindaco di San Nicola La Strada Angelo Pascariello è l’unico amministratore della zona che ha preso posizione scegliendo di costituirsi in giudizio contro il dissequestro. Restano silenti e assenti il sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti e il presidente della Provincia Sandro De Franciscis.
Di seguito un riepilogo – speriamo utile – degli ultimi eventi intorno a Lo Uttaro, a cura di The Boss.
documenti allegati alla richiesta di revoca dell’ordinanza di chiusura della discarica, in PDF ^
Il 7 febbraio il commissario governativo Gianni De Gennaro chiede al giudice Guarriello – PM dellla Procura di Santa Maria Capua Vetere che indaga su Lo Uttaro – di disporre il dissequestro della discarica per poterla riutilizzare per lo sversamento di altre tonnellate di rifiuti (approssimativamente 30-40 mila scrivono i giornali). Guarriello il 7 febbraio stesso – segno che lui e il commissario si erano già parlati – dispone il dissequestro della discarica per un periodo di 30 giorni dal momento in cui verrà riconsegnata al Commissariato (significa che scaduto il periodo la discarica sarebbe automaticamente ritornata sottosequestro, a meno di ulteriori dissequestri). Il dissequestro però non autorizza il riutilizzo del sito ma dispone solo che il Commissariato debba, sotto la vigilanza dei carabinieri del NOE, affettuare degli accertamenti, tutti riportati nella premessa al provvedimento di dissequestro. Tali accertamenti sono finalizzati a verificare: che tipi di rifiuti sono stati sversati nel sito; se ci sono rifiuti sotto l’attuale discarica; se la falda acquifera è inquinata dall’attuale discarica (a causa di probabili difetti di impermeabilizzazione) oppure dai rifiuti presenti “sotto” la discarica.
Il PM subordina l’eventuale ulteriore provvedimento di dissequestro, ai fini dell’utilizzo del sito, all’esito dei detti accertamenti.
Guarriello non si limita a questo. Nomina un CTU (Alessandro Iacucci) e gli da incarico di verificare le condizioni della discarica. Il CTU effettua due sopralluoghi (il 6 e l’8 di febbraio) e consegna la relazione l’8 febbraio stesso. Tempi un po’ stretti, ma i problemi erano già individuati nelle relazioni del comitato dei garanti Lembo-Santagata e nella relazione De Rosa approntata in occasione del giudizio civile ex art. 700 cpc, si tratta di verificare. La nuova relazione dice sostanzialmente alcune cose:
– la discarica è quasi colma, dal lato dell’accesso i rifiuti sono abbancati fino al piano di campagna, dal’altro lato fino allo strato di argilla.
– i pozzi per la captazione del percolato interni alla discarica sono il primo vuoto (segno che il sistema di drenaggio non funziona oppure che si è rotta l’impemeabilizzazione alla base del pozzo), l’altro ha un livello di percolato superiore a quello presente in discarica (cosa alquanto singolare ma non spiegata).
– nella discarica si notano evidenti ristagni di percolato e produzioni gassose che si liberano nell’aria.
– la profondità della discarica, misurata in base al pozzo di captazione vuoto si aggira intorno ai 30 metri contro i 29 indicati dall’ARPAC e addirittura i 15 risultanti dalle planimetrie del Commissariato in possesso del CTU (segno che tali documenti sono inattendibili, presumibilmente fraudolenti).
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