Il “piano Ganapini” presentato – Rassegna stampa
Articoli dal Mattino del 15 e del 16 ottobre 2008 sul “piano Ganapini” approvato il 15 ottobre alla giunta della Regione Campania
Il Mattino 15/10/2008
All’esame della giunta la mappa degli impianti. Dubbi su S. Maria la Fossa per le infiltrazioni dei Casalesi – Rifiuti, ecco il piano della Regione – Quattro termovalorizzatori, a Villa Literno rigassificatore per le ecoballe. Ma Ganapini è critico -Impianto di Acerra, l’Europa accoglie le richieste dei comitati e avvia un’indagine
Arriva all’esame della giunta il piano della Regione che dovrebbe traghettare la Campania definitivamente fuori dall’emergenza rifiuti: piano che integra e in parte modifica, alla luce delle decisioni assunte nel frattempo dal governo, quello firmato meno di un anno fa dal prefetto Pansa, allora commissario straordinario. Secondo le prime indicazioni, sarebbe confermata la mappa degli impianti finora delineata, con l’eccezione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa che rischia di occupare un terreno al centro di indagini sulle attività dei Casalesi. Non ci sarebbe spazio tuttavia per un quinto termovalorizzatore: per l’eliminazione delle ecoballe verrebbe realizzato un rigassificatore, probabilmente a Villa Literno. Ma non mancano le polemiche: lo stesso assessore all’Ambiente Ganapini, che ha partecipato alla stesura del piano, afferma che a suo giudizio «esistono soluzioni tecnologicamente più avanzate e appetibili dal mercato». E sull’inceneritore di Acerra la Commissione europea è pronta ad aprire un’indagine per violazione del diritto comunitario: è stata accolta una richiesta in questo senso dei comitati dei cittadini.
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Il piano della Regione: solo quattro inceneritori
Rifiuti, rigassificatore a Villa Literno. I dubbi di Ganapini: i termovalorizzatori sono fuori mercato
PAOLO MAINIERO – Ci sono i quattro termovalorizzatori. Non c’è il quinto, quello che Berlusconi aveva annunciato a Napoli nell’ultima visita. Ci sarà, in compenso, un rigassificatore: sarà realizzato a Villa Literno e servirà per smaltire le ecoballe. È questo, in sintesi (e tra l’altro), il contenuto delle linee programmatiche che l’assessore all’Ambiente Walter Ganapini presenta stamane in giunta e che ha anticipato ieri in consiglio regionale rispondendo al question time a Michele Ragosta (Verdi) che chiedeva se rispondesse al vero la notizia del quinto termovalorizzatore. Il Piano, dunque, è in coerenza con quanto prevede la linea voluta dal governo. Del resto, a Palazzo Santa Lucia si fa notare che non poteva essere altrimenti. «In Campania non c’è nulla di più solido della collaborazione tra governo e Regione sui rifiuti» osservano da Santa Lucia. I quattro impianti previsti, nel rispetto del decreto legge convertito in legge, sono quelli di Acerra (la prima linea partirà tra dicembre e gennaio), Salerno (l’iter è già avviato), Napoli (è già stata fatta la conferenza dei servizi), Santa Maria La Fossa. In verità su quest’ultimo impianto Ganapini si è mostrato più cauto. «C’è una difficoltà – spiega in Consiglio – a ritenere quel sito ancora valido dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vassallo secondo cui su quel progetto ha messo gli occhi la famiglia Schiavone. C’è un imbarazzo anche in Bertolaso». Va anche detto, a proposito del Piano che oggi va in giunta, che Ganapini mantiene tutte le sue riserve sui termovalorizzatori. In particolare su quello di Napoli. ««È il mercato che non li chiede. Non è facile trovare imprenditori disposti a investire in questi impianti. Basta vedere quante difficoltà ci sono state per trovare il gestore di Acerra». Secondo l’assessore la soluzione ideale, come avviene in tutte le metropoli eurooccidentali e statunitensi sarebbe il Tmb (impianto di trattamento meccanico biologico). «Ma se vogliono il termovalorizzatore lo facciano, trovino un privato disposto a farlo», aggiunge Ganapini che alle 13 a palazzo Santa Lucia presenta il Piano con Bassolino. L’assessore annuncia anche che una volta approvate le linee programmatiche avvierà un road show per la Campania: in sostanza, girerà le cinque province per illustrare il Piano e raccogliere i pareri di amministratori, imprenditori, sindacati, associazioni. La novità dunque è il rigassificatore di Villa Literno. «Sono in atto sopralluoghi – conferma Ganapini – come concordato con il sottosegretario Bertolaso, a Villa Literno, che esiteranno in una proposta industriale, validata dal governo, per risolvere il problema delle ecoballe». Immediate le reazioni. «Contestiamo fortemente l’eventuale scelta di Villa Literno come sito industriale per i rifiuti. Non vorremmo che per penalizzare la camorra si distruggesse l’economia e i territori del Casertano. Villa Literno, nota per le aziende bufaline e casearie, per l’agricoltura, è una località del tutto inadeguata per un impianto destinato a bruciare per i prossimi trent’anni le ecoballe depositate in Campania», dicono Salvatore Ronghi (Mpa) e Massimo Grimaldi (Nuovo Psi). Tramonta, invece, l’ipotesi del quinto termovalorizzatore. «È del tutto ingiustificato – dice Ragosta – a meno che non si vogliano termodistruggere in Campania le ecoballe e i rifiuti di tutta Italia, una ipotesi del tutto sciagurata per un territorio già così pesantemente martoriato».
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Indagine della Commissione Ue sull’inceneritore di Acerra
Accolte le istanze dei comitati dei cittadini, aperto un dossier
LUIGI ROANO – La Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, presieduta dal polacco Marcin Libicki, ha chiesto alla Commissione Europea di svolgere indagini sulle violazioni al diritto comunitario sollevate dai comitati cittadini in merito alla costruzione dell’inceneritore di Acerra. Cosa significa? Che la Ue esaminerà il fascicolo spedito da Acerra a firma di Tommaso Esposito, portavoce del comitato del no al termovalorizzatore. L’iter è molto lungo perché sono centinaia e centinaia le richieste di petizione in attesa di essere discusse. Inoltre, prima di arrivare all’attenzione dell’ufficio di presidenza della Ue a cui spetta la decisione finale, c’è da passare per le commissioni interne competenti e bisogna convincerle che ci siano gli estremi per interferire nel diritto interno di uno Stato membro. Insomma, è molto lontana addirittura la sola ipotesi di stop ad Acerra. Detto questo, il sì di Libicki costituisce comunque un piccolo passo avanti per le persone che non vogliono l’inceneritore. Il professor Gennaro Volpicelli – collaudatore del termovalorizzatore di Acerra – accoglie la notizia proveniente da Bruxelles con stupore misto a rabbia. «Spero e credo che questa iniziativa della commissione per le petizioni Ue non freni i lavori. Del resto mi sembrerebbe ben strano che la Ue si intrometta in questione interne come quella degli impianti. Una cosa deve essere chiara, dietro questa petizione vedo una nuova intrusione della politica. Ancora non si è capito che senza impianti la crisi tornerà presto». L’intuizione di Volpicelli sembrerebbe essere confermata dalle parole di due eurodeputati: «Ci aspettiamo che la Commissione Ue proceda quanto prima e a fondo affinché il rispetto della legalità da parte delle autorità italiane venga garantito come chiedono i cittadini di Acerra», è la tesi di Monica Frassoni (Verdi) e Roberto Musacchio (Prc). «È stata riconosciuta la fondatezza delle argomentazioni dei cittadini di Acerra che hanno denunciato le violazioni delle norme Ue – continuano in una nota congiunta – il recente appalto alla A2A non cambia nulla da questo punto di vista perché il riconoscimento di incentivi Cip6 per la parte non biodegradabile dei rifiuti, tra i quali le ecoballe, che saranno bruciati nell’inceneritore, rappresenta una violazione della direttiva sulle fonti rinnovabili del 2001». Dal canto suo Esposito è fiducioso: «Questa notizia ci riempie di orgoglio e ci dà la forza di continuare senza tregua la nostra battaglia a difesa della salute contro megadiscariche e inceneritori».
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Il Mattino 16/10/2008
Regione, Ganapini insiste «Due inceneritori bastano»
Ma Bassolino frena l’assessore: rispettiamo la legge
DANIELA DE CRESCENZO – Non un piano dei rifiuti, ma linee programmatiche approvate dalla giunta. È il risultato di una mediazione complessa quello presentato ieri dal governatore Antonio Bassolino e dall’assessore all’Ambiente Walter Ganapini. Un risultato che lascia aperti diversi interrogativi. La legge 123 del luglio 2008 prevede, infatti, all’articolo 6 bis: « il presidente della regione Campania provvede all’aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti sulla base delle disposizioni di cui al presente decreto». La norma stabilisce di realizzare quattro termovalorizzatori. E Bassolino sottolinea: «Noi rispettiamo le leggi. E se la legge prevede che dovranno essere quattro i termovalorizzatori, noi la rispettiamo». E poi: «Stiamo portando avanti un lavoro in collaborazione con il sottosegretariato». Ma le linee guida, che riguardano un periodo più ampio di quello coperto dalla missione Bertolaso (che dovrebbe concludersi il 31 dicembre del 2009) e programmano fino al 2013, sono molto più possibiliste: si punta, in sostanza su due inceneritori. Secondo il piano, infatti, a combustione dovrebbe andare ogni anno 1 milione e 300 mila tonnellate di rifiuti che potrebbero essere bruciati nell’impianto di Acerra che ha una capacità di 450mila tonnellate e nell’impianto di Salerno (altre 450mila) mentre ai cementifici potrebbero andare altre 300mila tonnellate. Ganapini ipotizza una differenziata che nell’ipotesi peggiore dovrebbe arrivare al 20 per cento. Le note dolenti su questo punto vengono da Napoli, ma l’assessore si dice ottimista e poi sorride: «Se parlo della città Bassolino mi prende a calci sotto al tavolo». «È stata inoltre proposta la realizzazione di un inceneritore a servizio della città di Napoli», si legge nelle linee, ma ad oggi mancano «indicazioni sulla taglia dell’impianto». E poi: «Il piano nazionale prevede un inceneritore a Santa Maria la Fossa, a proposito del quale sono però in corso approfondimenti da parte dell’autorità giudiziaria». L’assessore lancia anche l’utilizzo dei gassificatori e sostiene «sono molto meno inquinanti di impianti come quello di Acerra» che, ripete, «è ampiamente superato». E Ganapini ricorda anche che il quinto termivalorizzatore non è previsto dalla legge e lancia un’altra notizia bomba: «Stiamo trattando con l’Enel per lo smaltimento delle ecoballe finora accumulate e si sta valutando l’ipotesi di realizzare, nel territorio di Villa Literno, un impianto di gassificazione». Secondo l’assessore si potrebbe produrre energia per 10 anni. Tutte ipotesi che con il piano del governo hanno poco a che vedere. La proposta di un impianto a Villa Literno, però, provoca l’immediata reazione del sindaco di Giugliano. Giovanni Pianese ricorda che per le balle «c’è un protocollo di intesa tra il Comune di Giugliano ed il sottosegretariato all’emergenza rifiuti». La spazzatura impacchettata dovrebbe essere bruciata dove è stata accumulata, cioè nel giuglianese. Di parere diverso l’assessore alle attività produttive che sottolinea: «La realizzazione, come quinto impianto, di un gassificatore mi sembra la migliore scelta dal punto di vista tecnologico, industriale ed economico». Secondo Legambiente, visti i calcoli dell’assessore, sarebbe addirittura sufficiente un solo termovalorizzatore. Le linee guida prevedono anche il rilancio della Recam per la gestione degli impianti ex cdr che vanno rimessi a posto e la costituzione di società provinciali per la gestione del ciclo rifiuti che dovrebbero assorbire tra 8 e 10 mila lavoratori di bacino. Ganapini rilancia anche il progetto Sirenetta per il telecontrollo dei mezzi utilizzati per il trasferimento dei rifiuti. Ma l’ex presidente della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Paolo Russo sostiene: «l’assassino torna sempre sul luogo del delitto» e ricorda che il progetto assorbì 10 milioni di euro stanziati per installare 500 computerini sui camion e fu stigmatizzata dalla commissione e dall’ispettore del ministero delle Finanze, Natale Monsurrò.
«E NON CHIAMATELI TERMOVALORIZZATORI»
Per favore non chiamateli termovalorizzatori, dice l’assessore Ganapini e alla cartella stampa aggiunge la definizione pubblicata a sua cura dall’accademia della Crusca: in sostanza, sostiene l’assessore, si tratta di impianti di incenerimento. Il termine termovalorizzatori nascerebbe dall’intenzione di allontanare nell’opinione pubblica l’idea della pericolosità ambientale.