SULLA PELLE DI UNA BAMBINA
Posted by ambienti su novembre 26, 2008
L’ANTEPRIMA CASERTANA SARÀ ANCHE UN NUOVO RITO
PER SEGNARE LA RICONVERSIONE ALL’AMBIENTALISMO
DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DE FRANCISCIS?
CERCHIAMO DI CAPIRE COME VA A FINIRE IL FILM
La bambina deve prendere aria è il titolo del film documentario di Barbara Rossi Prudente che si proietta stasera, mercoledì 26 novembre, al Cineclub Vittoria di Casagiove, Caserta, alle 20.30, nell’ambito degli appuntamenti del Suessola Film Festival ^ . La serata è promossa dall’ ISDE – Associazione Medici per l’ambiente di Caserta.
Il documentario si propone come spaccato sull’emergenza rifiuti in Campania, sul disagio e sulle emozioni della gente che, toccata dall’immondizia, non è più la stessa. È il racconto di una madre alla sua bambina con una voce che lungo il film si fa corale raccogliendo esperienze ed emozioni di madri, padri, giovani, bambini.
L’opera segna anche il ritorno alla sua città dell’autrice casertana Barbara Rossi Prudente dopo i successi scritti per la tv, da Elisa di Rivombrosa a Carabinieri a Le stagioni del cuore. La Rossi Prudente è tornata per raccontare una delle emergenze più gravi della sua terra e lo ha fatto in modo completamente indipendente, creando una casa di produzione con la quale si è autoprodotto il documentario.
A seguito della proiezione sono previsti un incontro con l’autrice e relativo dibattito con ospiti. Ha promesso di portare “un saluto” il presidente della Provincia di Caserta Sandro De Franciscis, che dovrebbe arrivare accompagnato da Giuseppe Moretta, assessore provinciale a Politiche Culturali e Grandi Eventi.
Dopo l’intervento alla riunione casertana del Forum Campania Rifiuti ^ , il “saluto” di De Franciscis sarà un nuovo rito per segnare la riconversione del presidente all’ambientalismo? Da tener presente che prossimamente ci saranno, in vari luoghi della provincia, scadenze politico-elettorali. E sono in vista le europee. È ragionevole pensare che De Franciscis e il suo partito, il PD, vogliano evitare di prendere le stesse mazzate subìte dal locale centrosinistra alle ultime politiche, esito determinato in buona arte dall’ignavia e dalla complicità dei politici locali nelle disastrose strategie per i rifiuti del commissariato e del governo. Per intenderci, a partire dalla beffa avvelenata della discarica Lo Uttaro definita dalla propaganda politica nazionale e locale, De Franciscis compreso, “costantemente sotto controllo” e “a basso impatto ambientale”.
Se De Franciscis ora vuole tentare di “recuperare il consenso” – come lui stesso ha francamente dichiarato in occasione del Forum – con azioni dalla parte dei tanti cittadini giustamente allarmati e arrabbiati per l’ambiente, sta solo provando a fare il suo mestiere un po’ meglio di come non lo abbia fatto negli ultimi due anni. Però per giudicare dei suoi tentativi ci piacerebbe almeno cominciare a capire come va a finire il film: non La bambina deve prendere aria – per questo basterà trovarsi al Cineclub Vittoria – ma il film delle molte e gravi decisioni che vanno prese in fretta sulle questioni dell’ambiente e dei rifiuti a Caserta e nella sua provincia.
milly said
Mi scuso se scrivo nella sede non proprio attinente ma vorrei innanzi tutto complimentarmi per l’impegno profuso dalla vostra associazione per la chiusura delle cave e del cementificio di san clemente e poi vorrei chiedere un chiarimento: che tempi ci saranno prima che queste attività vengano chiuse del tutto? E’ possibile quantificare? GRAZIE MILLE!
Emiliana
ambienti said
x Milly
Sul fronte cave e cementifici per ora sono mobilitati in particolare, come si vede dalla lettera al prossimo post, i comitati di Parco Cerasola-Centurano e di San Clemente. Giriamo in particolare a responsabili e partecipanti di questi comitati i ringraziamenti. Le altre associazioni e gli altri comitati per l’ambiente di Caserta e di Maddaloni condividono la loro analisi della situazione e sostengono le loro iniziative.
The Boss said
Sono rimasto deluso dal documentario di Barbara Rossi Prudente. Qualche banalità di troppo, un filo conduttore che non conduce da nessuna parte, troppe cose non dette, non so se per piaggeria (il documentario era finanziato dalla Provincia di Caserta) o per incapacità a raccontare. L’autrice sostiene che non era un documentario di denuncia, ma allora perchè un documentario? Dall’architetto all’impiegato, dalle ragazzine stupide alla scrittrice, l’estetica del rifiuto raccontata dai casertani “per bene”, senza sporcarsi le mani e la faccia. I cumuli di sacchetti comparsi in un’assolata giornata d’inverno e scomparsi miracolosamente da un giorno all’altro, come inghiottiti. L’incubo è finito e lo spettatore è rassicurato. Può tornare a casa sereno e continuare a produrre rifiuti. Perchè stia accadendo tutto questo Barbara non prova nemmeno a chiederselo. Ma non è un documentario di denuncia e neanche di inchiesta. Lo ha detto lei.