CIBO E DIOSSINA, LA CAMPANIA È UN DOLCE PAESE
Posted by ambienti su marzo 28, 2009
LA DIOSSINA GIÀ INTOSSICAVA ACERRA
CI MANCAVA SOLO L’INCENERITORE
ALMENO NON FATECELA MANGIARE!
di Giampiero Angeli *
* L’autore, colonnello dell’esercito, abita a Calstelvolturno, in provincia di Caserta, ed è ormai un esperto di inquinamento ambientale in Campania. Collabora regolarmente con il gruppo delle Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno che si occupa di veleni nell’ambiente e di rifiuti. L’interesse per la questione è nato nel colonnello Angeli qualche anno fa, leggendo che in Campania continuamente venivano sequestrate aziende agricole per la presenza di diossina nei latticini, nei foraggi, negli animali da allevamento. Da militare Angeli sapeva degli effetti devastanti della diossina, che viene in genere diffusa da impianti industriali ma è stata anche usata come arma da guerra, per esempio dagli americani che in Vietnam sparsero milioni di litri di “agente Orange”, defoliante alla diossina che doveva servire a stanare i guerriglieri nascosti nelle foreste ed ebbe effetti micidiali non solo sulla popolazione “nemica” ma sugli stessi soldati americani. Il colonnello decise di sottoporsi a un’analisi per stabilire il dosaggio di diossina nel proprio sangue. Il laboratorio stabilì che, pur non essendo Angeli soggetto a un’intossicazione acuta, la quantità di diossina nel suo corpo era più che doppia rispetto a quanto viene ritenuto normale negli Stati Uniti, dalla USA Agency for Toxic Subtances and Disease Registry, in zone molto più industrializzate della Campania.
La Campania è un dolce paese in cui l’impossibile diventa possibile, anzi probabile ….
Sanno ormai anche i sassi che nelle province di Napoli e Caserta prima la camorra poi le pubbliche amministrazioni hanno sversato di tutto: dai rifiuti tossici a quelli industriali, dai rifiuti solidi urbani ai rifiuti solidi urbani che, dopo l’intervento delle organizzazioni criminali, sono diventati rifiuti tossici urbani.
I “Regi Lagni”, antico canale di drenaggio che attraversa mezza Campania, da decenni in massima categoria di rischio ambientale, sversa direttamente in mare milioni di colibatteri fecali ed inquinanti di ogni genere perchè questo canale viene utilizzato dalla camorra per lo smaltimento di sostanze tossiche e dalle pubbliche amministrazioni per liberarsi dei liquami fognari non trattati e del percolato, proveniente dalle discariche e dai depositi di “ecoballe” .
La foce dei “Regi Lagni” impesta, da Cuma a Mondragone, la costa che, da decenni, non è balneabile. E da decenni gli arenili vengono ugualmente assegnati a vari concessionari che strappati i divieti di balneazione, utilizzano le spiagge per la balneazione.
Ad Acerra, unico comune della nostra regione dichiarato in emergenza ambientale per la presenza di diossina dal governo Prodi , è stato inaugurato uno straordinario inceneritore. Gli inceneritori sono di varie tipologie a seconda dei materiali che devono bruciare; l’inceneritore di Acerra, invece, può bruciare tutto, non in funzione di particolari specifiche tecniche ma in base ad un dettato legislativo.
Le nostre campagne, fertilizzate con tutte queste schifezze ed irrigate con acqua inquinata variamente dalle stesse schifezze, portano sulle nostre tavole altre schifezze che lentamente ci avvelenano.
La parte meridionale della provincia di Caserta e la nord-orientale di quella di Napoli presentano eccessi di mortalità per tumore e malformazioni neonatali. Studi epidemiologici sull’argomento hanno “scoperto” che queste aree coincidono con quelle maggiormente colpite dall’ecomafia, ma sono giunti a conclusioni contraddittorie e quindi praticamente inutili.
Atti giudiziari hanno dimostrato la presenza di migliaia di sostanze velenose nel nostro territorio, ma niente è stato fatto dal punto di vista tossicologico: non si conoscono i valori tossici per l’uomo di ogni singola sostanza, figuriamoci per le loro associazioni.
Questo disastro ambientale, riconosciuto già dal decreto Ronchi nel 1997,è stato inquadrato, ai fini della bonifica, in sei grandi aree definite”siti contaminati di interesse nazionale”. Dopo più di dieci anni e il solito impiego spropositato di fondi pubblici, siamo ancora al censimento ed alla caratterizzazione dei luoghi. Dove si è potuto effettuare qualche sporadica bonifica, si è immediatamente riprodotta la situazione precedente a causa della mancanza di controllo del territorio.
Quando ero giovane, tanti anni fa, la frase proverbiale sul volere “la moglie ubriaca e la botte piena”, veniva usata per indicare una cosa chiaramente impossibile. Nei tristi giorni che stiamo vivendo, bisogna riconoscere ai governi di destra e di sinistra che si sono succeduti a livello nazionale e locale, di essere riusciti in questa improbabile impresa. Il segreto di tale successo consiste nel più assoluto disprezzo della vita umana, in quanto priva di valore economico.
Mi auguro che questa mia invettiva contro il mal governo possa colpire qualche coscienza eccellente: se si vuole trasformare la Campania in un polo di trattamento industriale dei rifiuti e se non si riesce ad avere il controllo del territorio, almeno si impedisca la coltivazione e l’allevamento nelle aree a maggior rischio.
Lo spaventoso deficit della sanità regionale dovrebbe dimostrare che la politica della “moglie ubriaca e della botte piena”, alle lunghe, non paga!
Inquinamento di Campania, di Giampiero Angeli
scaricabile, in formato presentazione ppt ^
carmine said
che Dio ce la mandi buona